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Renzi: «Scafisti sono nuovi schiavisti»

Ecatombe di migranti nel Mediterraneo. «Eravamo in 950, molti chiusi nella stiva». Un mercantile dirottato nella zona ha recuperato solo una trentina di superstiti. Lunedì mattina 24 salme a Malta

All’indomani della strage dei migranti nel Canale di Sicilia, e mentre proseguono le ricerche nel Mediterraneo, il premier Matteo Renzi ha incontrato il suo omologo maltese, Joseph Muscat, a Roma:  «Quello che avviene in queste ore nel Mediterraneo è molto più di un naufragio: siamo in presenza di un grave momento di crisi umanitaria che va affrontato come tale».

Secondo Renzi, «continuare a pensare di lasciar partire i pescherecci della morte, per poi andarli a rincorrere, significa mettere a rischio vite umane. Il tema del controllo del mare è molto complicato - ha detto il capo dell’Esecutivo -. La crisi in corso deve vedere l’impegno non solo di Malta e dell’Italia. Vi prego di prendere sul serio le nostre parole: siamo in presenza di nuovi schiavisti, non è una espressione ad effetto, ma immaginate cosa accadeva tre o quattro secoli fa. L’Italia non pensa di lasciargliela vinta. Avremmo una responsabilità nei confronti della Storia. L’attacco al racket degli schiavisti è una delle strategie da portare avanti». E sottolinea: «Al momento non è sul tappeto l’ipotesi di un intervento militare in Libia».

Intanto nel pomeriggio si è svolta la riunione dei ministri europei degli Esteri e degli Interni per un vertice d’urgenza a Lussemburgo nel pomeriggio di lunedì. «L’Italia fa molto ma molto ma molto di più della sua parte, non solo nel salvataggio dei migranti ma anche nell’accoglienza - ha detto il responsabile della Farnesina Paolo Gentiloni -. È in gioco la reputazione dell’Unione Europea. E l’’Italia è in trincea» e non possiamo aspettare «le dinamiche» e i tempi Ue: serve «un intervento di emergenza, una risposta immediata».

Domenica - Quando ancora le notizie erano frammentarie, Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, intervistata da RaiNews24, parlava già di «una delle più grandi tragedie avvenute nel Mediterraneo». Perchè era chiara da subito la gravità della tragedia del peschereccio proveniente dall’Egitto che si è capovolto nella notte di sabato nel Canale di Sicilia, a una settantina di miglia a nord della Libia: delle 700 persone a bordo, ne sono state tratte in salvo una trentina.

Il recupero dei migranti è stato operato da un mercantile portoghese,il King Jacob, dirottato nella zona dopo che il peschereccio - secondo le prime informazioni – aveva lanciato sabato una richiesta di aiuto al centro nazionale soccorso della Guardia Costiera poiché era stato riferito che l’unità aveva difficoltà di navigazione. Nella zona sono stati poi dirottati numerosi altri mezzi che hanno lavorato alle ricerche di eventuali altri superstiti.

Stando alle prime ipotesi circolate i profughi, che erano a bordo di un peschereccio lungo circa trenta metri, si sarebbero spostati in massa alla vista del mercantile in loro soccorso, facendo capovolgere il peschereccio stimato fino all'inverosimile. Il bilancio viene quindi confermato anche dal presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha poi aggiunto: «Vorrei ringraziare le 18 navi che si sono messe in moto fin da subito, di cui 7 italiane, oltre a 3 elicotteri della Marina, che hanno aiutato il salvataggio di un ferito». «Si stanno cercando letteralmente le persone superstiti tra i cadaveri che galleggiano in acqua» testimonia invece il premier maltese, Joseph Muscat. Dal canto suo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di «un’ecatombe senza precedenti» (Scheda)».

Nel corso della gioranata, però, la tragedia (se possibile) diventa ancora più grande: «Eravamo in 950. C'erano anche duecento donne e 50 bambini con noi. In molti erano chiusi nella stiva». Queste le parole di un giovane del Bangladesh che è tra i 28 sopravvissuti: «Siamo partiti da un porto a cinquanta chilometri da Tripoli, ci hanno caricati sul peschereccio e molti migranti sono stati chiusi nella stiva. I trafficanti hanno bloccato i portelloni per non farli uscire». L’uomo ha riferito alla procura catanese numeri diversi dunque da quelli che erano stati finora diffusi sul peschereccio proveniente dall’Egitto che si è capovolto nella notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, a circa 60 miglia a nord della Libia. Per tutta la giornata di domenica si è parlato di 700 a bordo. Il superstite avrebbe raccontato particolari drammatici: molti migranti sarebbero stati chiusi nei livelli inferiori della barca e i trafficanti avrebbero chiuso i portelloni, impedendone l’uscita. La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. I reati ipotizzati sono naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Si indaga anche su reati in materia di traffico di migranti. Le indagini sono condotte dalla Guardia Costiera, dalla Polizia di Stato, dalla squadra Mobile di Catania e dal Servizio centrale Operativo di Roma.

20-04-2015

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