Terzo Polo: «Via Mauro o blocchiamo i lavori»
Duro affondo nei confronti della vicepresidente del Senato. La contabile Dagrada fa mettere a verbale: titoli di studio in Svizzera da 130mila euro a lei e all’amico
Adesso che i contorni della vicenda sono più nitidi, emerge che la vera "gola profonda" della debacle di Umberto Bossi e della sua fa- miglia è Nadia Dagrada, la donna che ha co- nosciuto Belsito da prima che diventasse il cassiere della Lega, confermando a verbale che le intercettazioni telefoniche non sono solo chiacchiere senza fondamento.
Stando ai verbali, secondo Dagrada, per capire fino a che punto il leader Bossi sapeva, bisogna tornare indietro a dieci anni fa e a quei famosi venti milioni di lire nelle mani di Maurizio Balocchi, l’ex cassiere leghista (oggi deceduto): «Mi ricordo che alcuni anni fa l’ex amministratore della Lega Nord, signor Balocchi, portò in cassa venti milioni di lire in contante dopo essersi recato nell’ufficio di Bossi». In sintesi: Bossi sapeva dei fondi neri. «Balocchi uscì dall’ufficio di Bossi e venne nell’ufficio da me, mi consegnò i 20 milioni di lire dicendomi di non registrarli e di metterli in cassaforte che poi ci avrebbe pensato lui. Ribadisco che sapevo che circolava del nero nella Lega ma io ho visto personalmente solo questa operazione». Secondo Nadia Dagrada è impossibile che Umberto Bossi non sapesse non solo dei fondi neri, ma anche del denaro elargito per coprire le spese della sua famiglia. In una intercettazione parla chiaramente delle precauzioni che Balocchi prendeva quando c’erano da coprire le spese dei Bossi: «Io di Riccardo Bossi c’ho tutto quello che abbiamo fatto nel passato con Balocchi eh! Lui non toccava un accidente: preparavamo tutte le lettere noi, timbro del negoziante e tutto. Non abbiamo tirato fuori una lira senza una carta». Forte di un sguardo dall’interno, Dagrada è ritenuta più che attendibile dagli inquirenti, a cui racconta ancora: «Posso dire che la situazione è precipitata dopo la malattia del segretario federale, Umberto Bossi, nell’anno 2003. Dopo c’è stato l’inizio della fine: si è cominciato con il primo errore consistito nel fare un contratto di consulenza a Bruxelles a Riccardo Bossi, se non ricordo male da parte dell’onorevole Speroni. Dopo di che, si sono cominciate a pagare, sempre con i soldi provenienti dal finanziamento pubblico, una serie di spese personali a vantaggio di Riccardo Bossi e degli altri familiari dell'onorevole Bossi».
La parte della vicenda che lascia più sconcertati (soprattutto la base leghista) è quella dello sperpero di denaro che avrebbero perpetrato i membri del cosiddetto “cerchio magico” intorno al Senatùr. Così la Dagrada racconta delle lauree conseguite in Svizzera da Rosy Mauro e del suo fidanzato, ma anche del figlio del capo, Renzo Trota Bossi: «Inoltre anche Renzo Bossi dal 2010 sta prendendo una laurea presso un’università privata di Londra e so che ogni tanto ci va a frequentare e chiaramente le spese sono tutte a carico della Lega, ed anche qui credo che il costo sia sui 130mila euro». In serata poi, proprio contro la Mauro, arriva il durissimo affondo del Terzo Polo, che minaccia di boicottare i lavori di Palazzo Madama se la leghista, vicepresidente in Senato, non si dimetterà. «È inaccettabile che una carica così prestigiosa sia infangata anche solo dal sospetto di comportamenti incompatibili con il decoro e la dignità della politica - dice il senatore Valditara, del Terzo Polo -. Chiedo che Rosy Mauro si dimetta altrimenti il Terzo Polo dovrebbe boicottare i lavori». |