L'Italicum è legge. Via libera con 334 voti
Renzi: «Legge elettorale porterà stabilità politica». Tensione per il dissenso interno al Pd. I 5 Stelle invocano l'intervento di Mattarella: non firmi la legge
Arriva l'ok alla riforma elettorale. L’Italicum, infatti, supera l’ultimo scoglio alla Camera con la sua approvazione definitiva: 334 i voti a favore. Già in mattinata, da Milano, parlando a Piazza Affari, il premier Matteo Renzi ostentava tranquillità: «Legge elettorale porterà stabilità politica: il governo durerà cinque anni». Alta tensione all'interno del Pd con i «dissidenti» che hanno votato contro.
In tarda mattinata Forza Italia, dopo un riunione del gruppo, ha già deciso che avrebbe lasciato l’Aula non partecipando al voto, decisione poi confermata anche dalla Lega. «Abbiamo deciso di non partecipare a questa giornata infausta per la democrazia parlamentare: non parteciperemo al voto finale» ha detto il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. E anche Sel parla di «giornata drammatica per la democrazia». « La Lega è schifata perché mentre il Paese soffre per la disoccupazione e continuano gli sbarchi di 6mila immigrati, il Pd si occupa di una legge elettorale per salvare il fondoschiena del signor Renzi» attacca il leader leghista Matteo Salvini. «È una legge che fa schifo, che allontana i cittadini e dà ancora più potere a partiti e alla casta. Noi diciamo il nostro no e speriamo, domani, di tornare a parlare di cose serie». I Cinque Stelle avevano in un primo momento deciso di restare in Aula e lanciato un appello a tutte le opposizioni: «Votiamo compatti per il No». Alla fine il cambio di rotta: anche i 5 Stelle lasciano l'Aula.
Secondo il presidente del Consiglio, dunque, la nuova legge elettorale «ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica, che è precondizione per l’innovazione economica». E ancora: «Stiamo dando corso e concretizzazione alle riforme dopo decenni di parole in libertà. Questa prima parte di riforme è molto corposa ma anche doverosa. È l’abc per ristabilire le regole come dovrebbero essere: stiamo facendo la legge elettorale per dire che chi arriva primo vince le elezioni. Non sono cose particolarmente geniali».
Prima del voto, i resoconti di stampa parlavano di dissidenti pd indecisi sul da farsi, anche se Alfredo D’Attorre si sbilanciava a dire che «l’orientamento prevalente è votare contro» (come è poi accaduto), con la possibilità che il fronte dei contrari potesse dunque «allargarsi» fino ad una decina di esponenti di Area Riformista e portare i no a quota 40/50. Che comunque non ha inciso sul voto finale. |