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Alfano netto: il caso Berlusconi non è chiuso

Sabato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo è arrivato alla Giunta delle elezioni e immunità del Senato. Nel mirino la retroattività della legge Severino

 Sabato i legali di Berlusconi hanno presenta-
 to ricorso alla Corte di europea dei diritti del-
 l’uomo e depositato il medesimo ricorso pres-
 so la Giunta per le elezioni e immunità del Se-
 nato. Nel mirino la retroattività della legge
 Severino. Il giorno dopo il vicepremier e mini-
 stro degli Interni, Angelino Alfano, specifica:
 il caso Berlusconi non è chiuso.

Alla vigilia della riunione della Giunta del Senato, che dovrà decidere sulla decadenza dell'ex premier quindi, per Alfano, «Berlusconi ha tutto il diritto di difendersi» e di farlo «a partire da domani». «Il ricorso in Europa dimostra che il caso Berlusconi non è chiuso: ci sarà un giudice anche lì e siamo convinti che ci siano tante ragioni per essere fiduciosi. Significa che davvero confidiamo che si possa raggiungere quel risultato e quella attestazione di innocenza che in Italia non è stato possibile fin qui raggiungere», ha scandito poi Alfano a margine del Forum Ambrosetti. «Noi abbiamo voluto fortemente la nascita di questo governo. Questo governo è stato voluto dal presidente Berlusconi più che dagli esponenti del Pd che dedicarono marzo e aprile a fare la corte a Grillo - ha infine aggiunto il vice di Enrico Letta - Se c'è qualcuno che ha voluto la stabilità del Paese e un governo con una larga maggioranza è stato il Popolo della libertà e il suo leader Silvio Berlusconi».

Ricorso alla Corte di Strasburgo a parte, in precedenza, all’organismo di Palazzo Madama erano pervenuti, dalla difesa dell’ex premier, i pareri di sei giuristi e costituzionalisti che sostanzialmente avevano avallato un ricorso alla Consulta per l’interpretazione della norma in questione (la questione da dirimere è se la decadenza sia una sanzione di natura penale o amministrativa. Stando a fonti di stampa, secondo i legali dell’ex premier, la legge che porta il nome dell'ex ministro della Giustizia, violerebbe l’articolo 7 della Convenzione dei diritti dell’Uomo.

08-09-2013

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