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Parma è di Grillo: «Bersani? Quasi morto»

Il comico sul suo blog attacca il segretario del Partito democratico, invitandolo ad andare «a lavorare». La replica: «Sta sereno e dì qualcosa di preciso al Paese»

 Beppe Grillo e il suo Movimento a 5 stelle sul-
 le prime pagine dei giornali dopo i ballottaggi.
 Quando ancora lo scrutinio era in corso, in-
 fatti, è stato evidente che il movimento del
 comico stava espugnando la politica dei par-
 titi tradizionali. Su tutti il risultato di Federi-
 co Pizzarotti: diventa sindaco di Parma con
 più del 60% delle preferenze.

Il gorno dopo, scrive Grillo sul suo blog: «Il non morto (*) (ma quasi) di un partito mai nato Bersani ha detto di aver "non vinto" a Parma, Comacchio e Mira. Lo ha spiegato con parole incontrovertibili: "Abbiamo non vinto perché lì erano governati dal centrodestra". Chiaro? C'è forse bisogno di spiegazioni? Chiamate un'ambulanza per un TSO. L'affermazione del Pdmenoelle "E' una vittoria senza se e senza ma". Bersani però è affranto, non potrà più costruire l'ennesimo inceneritore nella sua Emilia, a Parma non ci sarà un tumorificio come in altre città governate dal Pdmenoelle come con l'ebetino a Firenze. Il pollo che si crede un'aquila è quindi tornato sui suoi cavalli di battaglia elettorali "Noi non cederemo ai populismi e ai qualunquismi" e alle argomentazioni politiche sulla vittoria del MoVimento 5 Stelle a Parma dovuta a "una destra che a Parma si è rimpannucciata sostenendo il grillino". Rimpannucciato il grillino, belin, Bersani batte nell'eloquio Vendola per 5 a 0! Non è finita qui. Per il non morto (ma quasi) la crisi della destra provoca "un vuoto d'aria" - arringa ancora Grillo -. In pratica il peto in cui si dissolvono i partiti. Bersani ha poi spiegato ai giornalisti "Che se stiamo fermi non andiamo lontano". Nessuno, dopo questa affermazione, ha accompagnato il buon uomo alla prima panchina con un sacchetto di becchime per i piccioni, anzi i giornalisti presenti seri in viso hanno preso appunti continuando quando ha affermato c'è un punto inevaso da Grillo: il lavoro. Abbiamo un tasso di disoccupazione che sommato agli sfiduciati, che il lavoro non lo cercano, più arriva al 20%. Chi creato la disoccupazione? Il MoVimento 5 Stelle oppure vent'anni di inciuci con il Pdl, di investimenti nei catorci della Fiat e nella cementificazione del Paese invece che in innovazione? Chi ha svenduto a debito la Telecom se non D'Alema condannandola a un nanismo industriale? Chi ha benedetto la legge sul precariato ieri e la "ristrutturazione" dell'articolo 18 oggi? Chi ha permesso alle nostre aziende di spostare la produzione all'estero, dalla Cina alla Romania consentendo di mantenere sui loro prodotti il marchio "Made in Italy"? Chi ha costretto una generazione di giovani a emigrare (secondi in Europa dopo la Romania)? Prima di parlare di lavoro, Bersani dovrebbe lavorare, ci provi, in futuro ne avrà bisogno».

Pronta la replica di Bersani: «A Grillo dico: “Sta sereno, ora sei un capo partito anche tu e non basterà bestemmiare gli altri, dì qualcosa di preciso per il Paese».

I risultati delle amministrative. Vincono quindi il Movimento Cinque Stelle e il 39enne Pizzarotti, mandando al tappeto il candidato sindaco del Pd. Si tratta decisamente del risultato più sorprendente del secondo turno delle elezioni amministrative che hanno in buona parte cambiato volto ai vertici dei municipi confermando il crollo verticale del Pdl (ko nelle roccaforti storiche di Rieti, Monza e Como) e anche della Lega Nord (perde sette spareggi su sette). A Palermo invece, si registra una sconfitta del centrosinistra, dove l’ex sindaco Leoluca Orlando si riprende la poltrona con più del 70% delle preferenze, sconfiggendo al ballottaggio il candidato ufficiale del centrosinistra, quel Fabrizio Ferrandelli che ha vinto le primarie locali. A Genova, invece, Marco Doria è stato sin da subtito in netto vantaggio sul terzopolista Enrico Musso (62 contro 38% circa).

«Bersani, D’Alema e Vendola, non sono loro che dovevano decidere le sorti di Palermo e se continuano così non saranno loro a decidere le sorti del Paese» è il commento a caldo di Orlando. Pier Luigi Bersani grida alla vittoria, nonostante il sorpasso subito a Parma e il voto di Palermo dove, rispettando le previsioni Orlando ha stravinto. Il centrosinistra infatti mette in cascina anche le conferme di Massimo Cialente, il sindaco del terremoto, all’Aquila (vanno a lui il 59,2% dei voti), di Ippazio Stefano (69,7%) a Taranto e mantiene la propria supremazia, con il nuovo sindaco Paolo Dosi (57,8%), anche a Piacenza. Passano dal centrodestra al centrosinistra le poltrone di sindaco dei comuni di Alessandria (Maria Rita Rossa con il 68%), Asti (Fabrizio Brignolo 56,9%), Monza (Roberto Scannagatti 63,4%), Como (Mario Lucini 74,8%), Lucca (Alessandro Tambellini 69,7), Rieti (Simone Pietrangeli 67,2%) e Isernia (Ugo De Vivo 57,3%).

Bisogna però sottolineare il dato dell’affluenza che, stando al dato ancora non definitivo diffuso dal Viminale, è stata del 54,03%, in calo del 13,25% rispetto al primo turno. Dati che alcuni casi indicano un vero e proprio crollo: a Palermo ha votato poco meno del 40% degli aventi diritto; a Genova appena il 29%.

22-05-2012

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