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Maroni: basta cerchi magici. E va in Procura

Bossi a Bergamo: «Scusatemi per i figli ma c’è stato un complotto». Il nuovo leader: «Congresso entro giugno. Espelleremo sia Rosi che Belsito. ‘ndrangheta? Orrore»

 È un assedio. E dopo che Renzo Bossi marte-
 dì ha tenuto fede alla parola data lunedì, for-
 malizzando le sue dimissioni dal consiglio re-
 gionale della Lombardia, Roberto Maroni, in
 vista dell’evento di Bergamo, attaccava a
 testa bassa: «Primo atto di pulizia ma anco-
 ra non basta». Il giorno dopo poi va in Pro-
 cura.

Martedì, nell’incontro con il capogruppo del Carroccio Stefano Galli al Pirellone, Bossi jr ha quindi formalizzato le sue dimissioni. Il documento, già protocollato, sarà come da regolamento reso noto all’Aula nella prima seduta utile del Consiglio Regionale, prevista il 17 aprile. Il figlio di Umberto Bossi lascia dunque dopo quasi due anni, dato che era stato proclamato il 20 aprile 2010. Al suo posto subentra la 62enne bresciana Clotilde Lupatini. Bossi jr ha spiegato il senso del suo gesto in una lettera che è stata pubblicata martedì mattina da Brescia Oggi, sottolineando di voler «dare l’esempio» e «per evitare di prestare il fianco a nuovi e infondati attacchi» e precisando polemicamente che «questa era la miglior risposta da dare a chi nei giorni scorsi si è preso la briga di aprire all’interno del mio movimento una vera e propria caccia alle streghe».

«Primo atto delle pulizie di primavera ma non basta di certo. Adesso avanti tutta». È quindi via Facebook che più tardi Roberto commentava gli sviluppi sulla clamorosa bufera che sta sconvolgendo il Carroccio. Nel frattempo, sempre martedì mattina, nella sede federale della Lega Nord in via Bellerio a Milano, andava di scena la prima riunione del comitato amministrativo, guidato dal nuovo tesoriere Stefano Stefani, nominato dopo lo scandalo per la gestione dei rimborsi elettorali da parte di Francesco Belsito. Con Maroni ci sono Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, i “triunviri” del dopo Bossi. In serata poi, a Bergamo, è un’apoteosi per Maroni. «Umiliati per essere stati considerati un partito di corrotti», dice tra gli applausi sul palco dell’Orgoglio leghista di Bergamo con Umberto Bossi. L’ex ministro dell’Interno, insieme anche a Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, oltre al segretario provinciale di Bergamo, Cristian Invernizzi e il presidente della Provincia, Ettore Pirovano, difende l’ex segretario: «Dolore per Bossi che non merita questo. Ma la Lega non è morta, la Lega non morirà ma riparte da qui. La Lega è potentissima, non ci sono cerchi che tengano». Roberto Maroni non ha fatto in tempo a pronunciare il nome di Renzo Bossi che la folla ha coperto la sua voce urlando «booh» e impedendo all’ex ministro dell’Interno di proseguire il discorso. «La Lega torna a essere la potentissima e non ci sono cerchi che tengano, ma dobbiamo fare pulizia perché è intollerabile che vengano meno i nostri ideali. Chi sbaglia paga, senza guardare in faccia nessuno e chi ha preso i soldi della Lega li dovrà restituire fino all'ultimo centesimo. Umberto Bossi, non un pirla qualsiasi, si è dimesso con un gesto da vero leghista». «Conosco Umberto da 40 anni e non c’entra niente - assicura l’ex ministro -. Sono giorni di rabbia ma non ci stiamo e ora ricominciamo».

Maroni quindi passa all’attacco: «Il prossimo consiglio federale della Lega, giovedì, procederà all’espulsione dal movimento dell’ex tesoriere Belsito. Provo orrore per le accuse di collusione con 'ndrangheta». «Da oggi si cambia, basta con i complotti, con le scomuniche, con le fatwe e con i cerchi - dice ancora dal palco -. Oltre alle regole, oltre alla pulizia, dobbiamo pensare alla cosa più importante, che è l'unità del movimento». «Non dobbiamo più fare polemiche tra di noi e chi rompe le palle, fuori dalle palle». Ovviamente non dimentica la Mauro: «Mi spiace che Rosy non abbia accolto la richiesta del nostro presidente, ma se non si è dimessa ci penserà la Lega a dimetterla. Così finalmente - aggiunge Maroni - forse potremo avere un vero sindacato padano, guidato da un padano vero». Roberto Maroni ha infine chiesto di «anticipare il congresso federale», per l’elezione del nuovo segretario, a giugno. Chiude con l'esortazione: «Dobbiamo tornare alla Lega del 1991, se vogliamo vincere».

Poi tocca a Umberto Bossi prendere la parola e difendersi (anche con le lacrime): «Il cerchio magico non esiste». «Mi dispiace anche per i miei figli, li ho rovinati io, dovevo fare come Berlusconi mandare i figli a studiare all’estero, mandarli via per salvarli. Mi piange il cuore». E la moglie? «Addirittura si è detto che mia moglie fa le messe nere: poveraccia, lei insegna, questa è pura persecuzione». «Avete capito che è una specie di complotto», ha poi detto alla platea, tra i fischi. Poi su Maroni: «Non è vero che sia un traditore, bisogna che si smetta di dividere la Lega: questo crea varchi per il nemico che è il centralismo romano. La cosa principale è un giuramento fatto da chi dirige la Lega affinchè non ci siano più divisioni. Siamo capaci di ripartire e siamo stati vittima di un complotto. Ora tutti uniti, noi non scompariremo, basta fare il gioco degli altri». Umberto Bossi ribadisce la tesi del complotto contro la Lega «unico partito d’opposizione», promette: «Chi ha preso i soldi della Lega li deve ridare». E insiste: «Resteremo finchè la Padania sarà libera. Siamo pronti a dare battaglia fino alla libertà dei nostri diritti e della nostra terra». Infine le scuse: «I danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome. Mi spiace enormemente, scusate». E promette: «Mai più parenti nel partito». Al termine degli interventi alla fiera di Bergamo il presidente del «Carroccio», ad una precisa domanda dei giornalisti: «Maroni è stato investito segretario?», replica secco: «Stasera no. La Lega non funziona così. Vedremo al congresso federale...».

Mercoledì Maroni si è presentato in Procura a Milano per un colloquio con il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, titolari dell’inchiesta sulla presunta truffa ai danni dello Stato in relazione ai rimborsi elettorali della Lega e sulla presunta appropriazione indebita ai danni dello stesso Carroccio. Con Maroni anche Stefano Stefani, il nuovo tesoriere leghista e il sindaco di Varese, Attilio Fontana. Pare che l’incontro si sia svolto per volere dell’ex responsabile del Viminale. Maroni ha detto che vogliono arrivare alla verità e che la revisione completa dei bilanci della Lega è stata affidata a una importante società esterna.

11-04-2012

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