Riforme, Pd diviso. Opposizioni sull'Aventino
M5S, Lega e Sel via dall'Aula. Boldrini: evitare il peggio. Brunetta: vedranno i sorci verdi. Nella notte insulti e pugni: scontro tra parlamentare di Sel e uno Pd
È successo di tutto nel cuore della notte alla Camera, dove si votavano le norme del disegno di legge sulle riforme costitu- zionali. In un clima di forte tensione per la bagarre in Aula, la rissa è scoppiata tra un deputato di Sel e uno del Pd, con il primo che si è slanciato verso il secon- do gridando «pezzo di m...».
Alla ripresa dei lavori, alle 13, la tensione non era ancora scemata, tanto che Lega, Sel e Movimento 5 stelle hanno deciso di abbandonare l’emiciclo. Resta quindi fermo il no dell’opposizione al ddl Boschi, mentre in casa Forza Italia restano le spaccature (i frondisti esortano il partito a dire da che parte sta sulle riforme e a uscire dall'ambiguità dopo lo strappo sul patto del Nazareno). «Mattarella intervenga» è l'invocazione del capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, il quale ha chiamato il segretario generale del Quirinale per chiedere appunto al presidente della Repubblica un incontro con le opposizioni, mentre i Cinque Stelle hanno deciso di disertare l’Aula, lasciando solo due colleghi per «vigilanza democratica». Nelle intenzioni del premier Matteo Renzi c’è la volontà di approvare il pacchetto degli emendamenti entro sabato, ma che la situazione sia delicata lo attesta il fatto che il premier è rientrato nella notte da Bruxelles dopo il Consiglio. «Stupisce chi esprime dissenso facendo ostruzionismo e tentativi di blocco, ma la nostra maggioranza non si blocca, va avanti tutta - è il commento di Renzi -. La maggioranza sta lavorando anche di notte per portare a casa i risultati».
Brunetta, in conferenza stampa congiunta a Montecitorio con Sel, Lega e Fratelli d’Italia, attacca: «Vedranno i sorci verdi. Non è accettabile un governo che abbia questi atteggiamenti. Ieri sera venuto a fare il bullo in quest’Aula (il riferimento a Renzi, ndr), potrà forse convincere i suoi ma non noi». Renzi replica poco dopo, twittando: «La riforma sarà sottoposta a referendum. Vedremo se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo».
Nella notte, la seduta si è improvvisamente accesa al termine di un veemente intervento di Roberto Fico, che ha attaccato il Partito democratico. I deputati 5 Stelle hanno cominciato a gridare in modo ritmato «onestà, onestà», battendo sui banchi le mani o i faldoni degli emendamenti. Giachetti ha iniziato a richiamare all’ordine i deputati di M5s, senza però sortire effetti, e a questo punto ha espulso i più contrariati, Di Battista, Ruocco e Bonafede. Dopo la bagarre in Aula e soprattutto dopo la rissa tra deputati di Pd e di Sel, i gruppi di M5S, Fi e Lega hanno chiesto ripetutamente di interrompere i lavori e di riprenderli venerdì mattina. Il vicepresidente di turno Giachetti ha spiegato che ciò non era possibile, ma ha acceduto alla richiesta di Gianluca Pini di una breve interruzione «per prendere un caffè» e ritrovare un clima più sereno. Poi di nuovo via ai lavori notturni. La proposta di mediazione avanzata ad inizio serata da M5s «è superata dagli episodi incresciosi accaduti in Aula - ha detto poi Carlo Sibilia (M5s) -. Dopo quello che è accaduto non ci sentiamo di mettere la tessera nella fessura come se niente fosse». Il relatore alle riforme Emanuele Fiano (Pd) aveva detto di essere favorevole all’iniziale mediazione proposta da M5s, per l’accantonamento dell’articolo 15 delle riforme e votarlo a marzo unitamente al voto finale sul ddl, ma in tutta risposta Riccardo Fraccaro a nome di M5S ha definito «una presa in giro» questa risposta. |