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«I Millegiorni sono l'ultima chance»

Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo intervento alla Camera, illustrando il programma di governo. E attacca: «Io sto con chi si spacca la schiena»

 «Se perdiamo, perde il Paese. Partiamo dal
 ceto medio. Io sto con chi si alza presto al-
 la mattina e si spacca la schiena». Così il
 presidente del Consiglio Matteo Renzi nel
 suo intervento di martedì aalla Camera, il-
 lustrando il programma di governo. E sot-
 tolinea: «Millegiorni sono l’ultima chance».
 «E basta mercato di lavoro con apartheid».

Il premier quindi usa toni chiarissimi: «Non interessa tenere in piedi la legislatura ma l’Italia. Il Paese ha interrotto la caduta ma non basta ancora. La decrescita forse sarà felice per qualcuno ma non lo è mai. L’obiettivo è tornare a crescere partendo dal numero degli occupati. Le stime sono ancora insufficienti data la crisi, dobbiamo rovesciare e reimpostare la scommessa politica del paese. I Millegiorni servono a questo, non sono una perdita di tempo ma sono l'ultima chance». Secondo Renzi quindi «il governo ha il dovere di indicare dove vogliamo portare il Paese nei prossimi 1000 giorni. Prendete come scadenza della legislatura quella naturale anche sapendo che la fiducia può essere negata in ogni momento. Non abbiamo paura di confrontarci con gli Italiani, lo abbiamo dimostrato».

E ancora: «Vorrei rivendicare con decisione “o le riforme si fanno tutte insieme o non si porta a casa il percorso di cambiamento”: il benaltrismo come filosofia politica ignora il dato di fatto che o le riforme si fanno insieme o non si esce con il passo della tartaruga da 20 anni di stagnazione. E nessuno vuole andare avanti con bulldozer ma la legge elettorale non è tema da rimandare: è una priorità». Parlando del percorso da fare, continua il capo dell’Esecutivo, «siamo pronti ad ascoltare, ma alcuni punti sono immodificabili». Serve una nuova «legge elettorale subito» ma non «per andare elezioni», ma perché una «ennesima melina istituzionale sarebbe un affronto».

«Chiedo alla Camera di recuperare lo stile nella discussione» sulla riforma costituzionale, agginuge Renzi, perché «il fil rouge» durante il dibattito al Senato «è stato gridare alla svolta autoritaria e contemporaneamente affermare che non eravamo in grado di condurre in porto i nostri progetti: il primo golpe con a moviola fatto nella storia del Paese...». «La battaglia demagogica l’abbiamo vinta alle elezioni e continueremo a vincerla».

Non mancano le frecciatine: «Noi siamo con Italia che si spezza la schiena» e non con i «professionisti della tartina e presunti esperti che non hanno previsto la crisi e hanno poi sbagliato a dare le risposte» e ora con «sicumera spiegano» cosa dovremmo fare, continua. «Serve una strategia condivisa di riduzione fiscale, del carico delle tasse sul lavoro con la riduzione per la prima volta dell’Irap», sottolinea aggiungendo che «il fisco deve essere il meno caro possibile».

E sul lavoro annuncia: «Al termine dei mille giorni il diritto del lavoro non potrà essere quello di oggi. Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B», prosegue citando alcuni casi di disparità di trattamento e sottolineando che deve essere superato un «mondo del lavoro basato sull’apartheid».

16-09-2014

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