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Intesa col Cav, Letta apre. Ma è caos nel Pd

Il sindaco: «Tutto alla luce del sole». Fassina: «Da militante mi vergogno: ha rilegittimato il Cav». Alfano: «No a Parlamento di nominati». Grillo: «Allucinante»

 Si è svolto sabato, nella sede del Pd, l'atteso
 faccia a faccia tra il segretario democrat Ren-
 zi e l'ex premier Berlusconi. Due ore e mezzo
 di summit, a largo del Nazareno, che ha mes-
 so le basi per un accordo che porti a termine
 le riforme (legge elettorale in primis). E men-
 tre incassa l'apertura di Letta, domenica il
 sindaco è andato ad incontrare Bersani.

In mattinata Renzi quindi tweetta: «Via i senatori, un miliardo di tagli a politica, a dieta le Regioni, legge elettorale anti larghe intese. Se si chiude, Italia #cambiaverso». L’ennesimo segnala che il treno del sindaco è partito e che difficilmente sarà fermato. «Sono stato eletto alle primarie per cambiare le regole del gioco, per rilanciare sul lavoro, per dare un orizzonte al Pd e all'Italia. Dopo 20 anni di chiacchiere, in un mese abbiamo il primo obiettivo a portata di mano» scrive poi su Facebook il sindaco che parla di «accordo, trasparente e alla luce del sole» con Berlusconi. «L'accordo, trasparente e alla luce del sole, è molto semplice - dice Renzi - Si fa una legge elettorale per cui chi vince governa stabilmente senza il diritto di ricatto dei partitini: suggerisco a chi critica la legge di aspettare almeno di sapere come è fatta, io la presento domani in direzione alle 16». «Nasce il Senato delle Autonomie». Il segretario del Pd sottolinea quindi gli altri due punti dell'accordo con il Cav, e cioè la riforma del Titolo V e del Senato: «Nasce il Senato delle Autonomie: via i senatori eletti, via i loro stipendi con riduzione del numero dei Parlamentari e dei costi della politica. Si cambia il titolo V, superando non solo le province ma semplificando anche il ruolo delle Regioni (energia, turismo, grandi reti): in più i consiglieri regionali riducono indennità a quelle dei sindaci e si cancellano i rimborsi-scandalo ai gruppi. Tutto questo produce un miliardo di euro di risparmio, come promesso». «Finalmente - prosegue il segretario - la politica passa dalle parole ai fatti. Questo accordo è oggi a portata di mano. Certo, non ci saranno più i partitini a ricattare (come è accaduto troppe volte), non ci saranno più mille parlamentari, non ci saranno più i rimborsoni dei consiglieri regionali. Però, forse, ridaremo credibilità alla politica. Per una volta facciamo ciò che abbiamo promesso. E questo mi sembra l'unico modo per cambiare verso...».

Ma nel partito è caos. Il fuoco amico arriva da Stefano Fassina: «L'accordo non è stato fatto dal Pd, che si dovrà esprimere, ma dal segretario Renzi» ha detto l'esponente della minoranza interna del Pd, durante la trasmissione "L'intervista" su Sky Tg24. Fassina ha criticato il segretario Renzi per l'incontro e l'intesa con Berlusconi. «Da ieri pomeriggio la legge è un pò meno uguale per tutti. Mi sono un po' vergognato come dirigente del Pd nel vedere l'incontro Renzi con Berlusconi. E' stato un errore politico. Andava certo coinvolta FI, ma ci sono i capigruppo e non dovevamo certo rilegittimare il Cavaliere per la terza volta, dopo che c'è stata una sentenza di condanna».

L’incontro sembra «andare nella buona direzione». Queste le parole che fanno trapelare da Palazzo Chigi. Il governo di Enrico Letta si dice infatti convinto da sempre «della necessità di una riforma costituzionale e della legge elettorale che tenga insieme le forze della maggioranza e i principali partiti dell’opposizione». Se non è un benestare da parte Palazzo Chigi, poco ci manca, visto anche che si avvicina l’appuntamento con le elezioni europee ed arrivarci con una nuova legge elettorale e le prime due letture della riforma costituzionale sul titolo V e il bicameralismo paritario sarebbe essenziale.

Intanto, però, Angelino Alfano continua a non fidarsi e lo dice con chiarezza. «Se l’accordo Renzi-Berlusconi è su liste bloccate e Parlamento di nominati, lo dicano con chiarezza» ha tweettato sabato il leader del Nuovo Centrodestra, il quale sottolinea anche che «la legge elettorale senza di noi non possono farla. Si scordino di farla senza di noi, si scordino di farla contro di noi». «Ieri Forza Italia è andata nella Canossa sbagliata, la sede del Pd, invece che nella casa dei moderati, del centrodestra - ha detto poi il numero uno di Ncd a Pesaro - Siamo molto contenti di quello che è successo ieri tra Renzi e Berlusconi perché dimostra che avevamo ragione noi su tutta linea. Bentornati tra i riformatori». «Faccio un appello a Renzi e Berlusconi - dice quindi Alfano ospite della trasmissione "In mezz'ora" di Lucia Annunziata - dateci la possibilità di sceglierci il deputato. Anche se ci fossero liste corte, sarebbero sempre liste bloccate, e occorrerebbe bussare alla porta del leader per avere il posto in lista».

Contro l'intesa anche Beppe Grillo: «La Profonda Sintonia con un pregiudicato al quale vengono affidate le sorti del Paese attraverso una nuova legge elettorale è un'allucinazione - scrive in post sul blog il capo politico del MoVimento Cinque Stelle - . Non può succedere che chi è stato scaraventato fuori dalla finestra del Senato per frode fiscale dal M5S con i voti del PD sia chiamato a fare le leggi dal PD. Chiunque sano di mente non ci può credere. È un'allucinazione. Chiunque sano di mente non ci può credere. È un'allucinazione. Suvvia, non può essere che il pregiudicato entri un sabato pomeriggio nella sede del PD di Roma come se fosse Augusto portato in trionfo. Non è vero, non è vero, NON È VERO! Le leggi si fanno in Parlamento non in una stanza con due extraparlamentari, uno in attesa del gabbio. Ripetiamolo davanti allo specchio con gli occhi chiusi che è una fantasia malata della nostra mente e l'immagine di una democrazia trasformata in farsa e in dittatura forse scomparirà. Profonda Sintonia, Profondo Rosso, Sprofonda Italia. L'Italia è in preda alle allucinazioni e ai dejà vu. Ieri sono riapparsi D'Alema che stringeva la mano allo statista Berlusconi della Bicamerale e Veltroni fotografato accanto all'amico Berlusconi sovrapposti a Renzi e in Profonda Sintonia con il pregiudicato Berlusconi. Le allucinazioni hanno origine in assenza di una qualsiasi realtà esterna. Vediamo, udiamo, percepiamo cose che non esistono. Eppure sono presenti nella nostra mente. Le crediamo reali. Noi riteniamo possibile che Berlusconi possa esistere in una democrazia. Riteniamo che i conflitti di interesse, i suoi processi, le sue frequentazioni mafiose con personaggi come l'eroico Mangano, siano fole, balle, invenzioni. Le allucinazioni, come scritto dal neurologo Oliver Sacks, tendono ad allarmare. Spaventano. Per questo ci sono le cure. Noi, al posto degli psicofarmaci abbiamo i giornalisti. Ci tranquillizzano. Dicono che è per il bene del Paese. Quel ragno gigantesco e peloso al centro della stanza è in realtà una farfalla variopinta. Berlusconi è, di volta in volta, un riformatore, uno statista, un perseguitato. L'italiano è inerme di fronte a questo fenomeno allucinatorio che dura da vent'anni».

Sabato. Il Cavaliere, atteso per le 16, è arrivato puntualissimo nella sede del Partito democratico. Il leader di Forza Italia, che è entrato in automobile da un ingresso laterale, è stato accolto da alcuni manifestanti del Popolo viola al grido di «vergogna, vergogna» e «non si tratta con i criminali» e con un lancio di uova che ha colpito l’Audi su cui viaggiava. Un cordone di poliziotti ha fatto poi quello che ha potuto per tenere lontano giornalisti e curiosi dall’ingresso principale in vai Sant’Andrea delle Fratte. Renzi era arrivato un po' prima del Cavaliere, raggiungendo l’ingresso principale a piedi facendosi spazio tra cronisti e telecamere e non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Per venire a Roma Renzi è salito a Firenze su un Eurostar e ha viaggiato da solo.

Al termine dell’incontro Renzi sembra moderatamente soddisfatto. «Oggi passo serio e significativo sul fronte della governabilità – ha detto il segretario in conferenza stampa  -. Passi in avanti su legge elettorale e trasformazione del Senato in Camera delle autonomie». Quindi dice: «C’è una profonda sintonia con Forza Italia verso un modello di legge elettorale che favorisca la governabilità, il bipolarismo ed elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli». E poi: «Su questo tema abbiamo condiviso l’apertura ad altre forze politiche di scrivere questo testo di legge che per quanto ci riguarda; se nelle prossime ore saranno verificati tutti i dettagli, presenteremo il tutto alla direzione del Pd affinchè voti lunedì alle 16». Secondo il segretario, quindi, si arriverà alla trasformazione «del Senato in una Camera autonoma, senza indennità per i senatori e senza elezione diretta dei senatori». Con questa riforma «ci sarà la fine del bicameralismo perfetto» assicura Renzi.

Dal canto suo, in video Berlusconi dice che «l’accordo con Renzi prevede una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un’ottica di semplificazione dello scenario politico». Il Cavaliere ha anche espresso «la soddisfazione di Forza Italia per il metodo scelto dal Partito Democratico per avviare un rapido e costruttivo confronto sulle riforme istituzionali».

L’incontro ex premier-segretario è stato a quattro: con Renzi anche Lorenzo Guerini (portavoce della segreteria dem) mentre accanto al Cavaliere c'era Gianni Letta. Ad annunciare il «vertice» era stato lo stesso Matteo Renzi ospite di Daria Bignardi alle Invasioni barbariche. Il segretario quindi spiegava che avrebbe visto Berlusconi «nel pomeriggio. Mattina no perché lui deve presentare Seedorf e io devo inaugurare le case popolari a Firenze. Domani finiamo il giro di incontri con i partiti sulla legge elettorale. Ci incontriamo nella sede del Pd, al Nazareno, alle 16. Ci saranno Berlusconi e Letta zio, Gianni». Quindi provava a placare gli animi: «Se c’è un accordo vero tra Pd e Forza Italia credo che Ncd lo appoggerà». Bignardi quindi incalzava: «Lei critica Letta tutti i giorni». La replica: «In questi 9 mesi il governo sulle riforme non ha fatto passi avanti, e se chiudo gli occhi e penso a cosa ha fatto il governo mi viene in mente l’Imu... ma facciamo un hashtag #enricostaisereno, vai avanti». Una battuta forse, ma basta questo a mettere in moto il popolo di twitter e l’hashtag diventa subito trend topic. Quindi la stilettata al veleno sul premier: «La politica estera, in quello è bravissimo, il migliore che c’è, lo stimo moltissimo».

19-01-2014

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