Damasco, uccisi ministri e capi d'Intelligence
Morti i titolari di Difesa e Interni e il capo dei Servizi, cognato di Assad. L’opposizione ha subito rivendicato l’attacco. Mosca: non sostenere i rivoluzionari
Strage a Damasco: nell’esplosione di una bomba nella sede della sicurezza nazionale nella capitale siriana, perdono la vita il mini- stro della Difesa, il capo dei servizi segreti militari e vice capo di Stato Maggiore del- l’Esercito, il capo dei servizi, Shawkat, co- gnato del presidente siriano Assad, e il mi- nistro dell’Interno, Mohammad al Shaar.
Stando a fonti di stampa, l’edificio dove è avvenuto l’attentato si trova sulla Piazza Rauda, nel quartiere di Abu Roummaneh, e al momento della deflagrazione ospitava un vertice dell’Intelligence. La zona è vicina alle ambasciate italiana e americana ed è sottoposta normalmente a strette misure di sicurezza. Dal Pese trapela la notizia che a provocare l’esplosione potrebbe essere stata una bomba lasciata prima della riunione tra ministri e funzionari da qualcuno «interno» all’apparato di sicurezza e non un kamikaze, come riferito dalle fonti ufficiali. L’attacco è avvenuto intorno alle 7.30 di mattina (le 5.30 in Italia) di mercoledì. L'attacco è stato rivendicato nel corso del pomeriggio: «Il comando dell'Els annuncia il successo dell'operazione di questa mattina che ha preso di mira la sede della Sicurezza nazionale a Damasco e ucciso diverse colonne della banda di Assad che sono responsabili di barbari massacri». L'opposizione siriana sostiene di essere riuscita a piazzare cariche esplosive all'interno dell'edificio. La tv di stato siriana sostiene invece che l'attentato è stato eseguito da un kamikaze.
Intanto a Damasco si combatte per il quarto giorno consecutivo e la battaglia tra forze governative e ribelli si è avvicinata al palazzo presidenziale. Nel distretto di Dummar, una caserma dell’esercito - che si trova a poche centinaia di metri dal “Palazzo del popolo” - è finita sotto il fuoco dell’opposizione. «Nelle ultime 48 ore si registra una escalation di violenza», con esplosioni e scontri a fuoco «in un raggio di 4 chilometri dal quartier generale degli Osservatori delle Nazioni Unite», nel pieno centro della capitale siriana, affermano infine alcuni membri della missione Onu a Damasco.
Continuano poi le defezioni tra le file delle forze armate siriane: due generali di brigata hanno attraversato nella notte il confine con la Turchia, portando così a 20 il numero di ufficiali che hanno abbandonato l'esercito del presidente, Bashar al-Assad. «Circa 330 siriani, inclusi due generali di brigata, sono fuggiti nella notte. Sono in tutto 20 gli alti ufficiali siriani rifugiati in Turchia» ha detto un funzionario del ministero degli Esteri turco. E proprio mercoledì il premier turco Recep Tayyip Erdogan arriva a Mosca su invito del presidente russo Vladimir Putin «per una visita di lavoro» e «uno scambio di vedute sulle relazioni bilaterali e un confronto sulle principali questioni internazionali e regionali, compresa la situazione in Siria». Mosca fa poi sapere che si oppone ad una risoluzione del Consiglio dell'Onu che significherebbe il sostegno delle Nazioni Unite ad una «rivoluzione» siriana, dove sono in corso «combattimenti decisivi». A dirlo è il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, dopo l'incontro a Mosca e Putin. «In Siria sono in corso combattimenti decisivi. E l'adozione della risoluzione (occidentale, ndr), sarebbe un sostegno diretto al movimento rivoluzionario. Se è questione di una rivoluzione, l'Onu non ha alcun rapporto con essa», ha aggiunto il capo della diplomazia russa, citato dall'agenzia Itar-Tass. |