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"Tagli per 4,2 mld e Bondi supercommissario

Il ministro Giarda presenta al governo gli interventi in tema di tagli alla spesa. Arriva il "salvatore" della Parmalat. Mario Monti all'attacco in conferenza stampa

 Per la Bce la soluzione è fin troppo lampan-
 te: la mano più grossa alla spesa pubblica
 italiana la si dà riportando al centro del di-
 battito l’accorpamento delle Province e il
 capitolo concorrenza e liberalizzazioni per
 rilanciare la crescita. Ma anche se la “spen-
 ding review” riguarda altro, il governo fa sul
 serio.

Accorpare le Province - è il ragionamento della Banca Centrale Europea diretta da Mario Draghi - «sarebbe l’unica, vera misura di taglio di costi della politica». L’ammonimento, come accennato, arrivava alla vigilia della presentazione della drastica revisione dei capitoli di spesa ad opera del ministro Piero Giarda, messa sul tavolo del Consiglio dei ministri nella mattinata di lunedì. L’intenzione è di varare tagli già a partire dall’estate con accorpamenti di enti, dismissioni, e operazioni di efficientamento dell’intero apparato statale. Quel che si cerca di evitare è di essere costretti ad innalzare l’Iva da 21% al 23% in autunno. All’appello mancano 4 miliardi.

La maggioranza che sostiene Monti ha iniziato però a mettere da subito i paletti. «In materia di spending review sosterremo con convinzione la lotta agli sprechi e alle spese inutili. Ma non consentiremo che lo Stato abbassi la guardia nella sicurezza e nel controllo del territorio» avverte il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intervistato domenica da Maria Latella su Sky Tg24, afferma: «So che c’è la possibilità di alleggerire la spesa pubblica. E sono sicuro - ha proseguito - che un uomo come Giarda pensa di entrare col cacciavite in questi meccanismi perché usare la mazza non va bene. Abbiamo dei punti di spreco e dei punti di sofferenza. Spendiamo male. Per esempio la difesa ha bisogno di una grande ristrutturazione perché spendiamo troppo per il mantenimento dell’apparato ma poco per l'ammodernamento». Bersani ha poi parlato della necessità di interventi selettivi: «Adesso non ci sono francamente i margini ad esempio per tagli alla scuola. Ok la “spending rewiew”. Si può incidere sul settore della spesa della pubblica amministrazione, ad esempio, l’acquisto di beni e servizi. Ma non si può tagliare su stato sociale o istruzione, sul lavoro e gli investimenti perché crolliamo». Quindi insiste ad utilizzare il cacciavite e non la mazza: «Il settore della Difesa merita di essere rivisitato col cacciavite - ha detto - così come l’acquisto di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione. Ma più in generale bisogna fare attenzione a non produrre l'effetto opposto a quello che ci si propone, cioè la riduzione della spesa corrente».

Di interventi selettivi parla anche il Pdl col capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «È chiaro che bisogna usare i bisturi e non l’accetta. Mentre possono essere ridimensionate le spese inerenti il personale amministrativo, è necessario prestare molta attenzione a non tagliare le spese per quanto riguarda la sicurezza in quanto tale: quello che sta avvenendo in questi giorni, infatti, sta dimostrando che c’è una emergenza sicurezza rispetto alla quale i cittadini non possono essere lasciati da soli».

La riunione dell'esecutivo è poi terminata col premier Monti che spiega: «Il Consiglio dei ministri si è dedicato alla spending review, che è opera personale del ministro Giarda. L’importo complessivo di riduzione della spesa pubblica è di 4,2 miliardi di euro, importo che dovrà servire per evitare l’aumento dell’Iva di due punti percentuali previsto per il prossimo ottobre, anche se per il momento la misura prevista nel decreto Salva Italia non è scongiurata». Monti ha poi annunciato incarichi “speciali” anche per Giuliano Amato (sulla spesa relativa al finanziamento pubblico ai partiti) e per il professore Francesco Giavazzi, chiamato ad analizzare il sistema dei contributi pubblici alle imprese. Entrambi presteranno la loro opera a titolo gratuito, mentre Bondi - ha detto Monti - «rifiuta qualsiasi remunerazione, ma speriamo almeno di imporgli il rimborso spese» (in realtà effettuando attività non di studio, come gli altri due, ma gestionale l’esecutivo dovrà comunque corrispondergli gli emolumenti da alto dirigente, nonostante il rifiuto del diretto interessato). Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda, ha quindi sottolineato che «l’obiettivo strategico» della spending review è quello di «cambiare la dinamica dei costi di produzione dei servizi pubblici, che oggi valgono circa 300 miliardi». E ha annunciato che ogni ministro avrà «circa un mese e mezzo per elaborare un piano di riorganizzazione del proprio ministero», con l’obiettivo di arrivare ad una riduzione significativa delle spese. Quanto alle cifre complessive, « la spesa pubblica rivedibile nel medio periodo - ha puntualizzato il ministro - è pari a circa 295 miliardi di euro».

Ed è un Mario Monti battagliero quello che si presenta in conferenza stampa. «Tutti invocano la riduzione delle tasse», ma «ci sono responsabilità del passato che causano l’attuale pressione fiscale». Il governo «non si diverte» ad alzare imposte e tributi ed è ormai assodato che una diminuzione «è possibile solo se tutti paghiamo e se le tasse e se tutti riconoscono che l’illegalità è immorale». In questo contesto, «chi vuole diminuire le tasse sa che è necessario rivedere enti e società, compresa la Rai, dove la logica della trasparenza, del merito, dell’indipendenza dalla politica non è garantita». La conferenza stampa era iniziata con una replica indiretta a Beppe Grillo, con Monti che ha espresso «sdegno» nei confronti di chi «vuole candidarsi alla guida di un Paese e giustifica l’evasione fiscale», riferendosi alle uscite del comico genovese che aveva difeso la scelta di non pagare le tasse. E poi una stoccata al suo predecessore, Silvio Berlusconi, mai nominato esplicitamente: «L’Ici non andava abolita, non c’erano le condizioni per farlo. E oggi c’è necessità di recuperare il tempo perduto». «Se all’Imu si preferisce una patrimoniale il governo è pronto a valutare un’alternativa», ha proseguito Monti facendo intendere che esistono poche strade per ridurre il debito pubblico. Infine una vera e propria stoccata: «Chi ha governato, chi governa e chi si candida a governare non può giustificare l’evasione fiscale, né tanto meno istigare a non pagare le tasse, o istituire personali e arbitrarie compensazioni fra crediti e debiti verso lo Stato». Riferimento, indiretto ma chiaro, alle dichiarazioni del segretario del Pdl Angelino Alfano e del nuovo leader della Lega, Roberto Maroni.

30-04-2012

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