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Accordo di pace a Gaza, via libera del governo Netanyahu
Esecutivo spaccato. Sì al ritiro delle truppe con copertura di raid. Israele rilascerà 1.950 prigionieri palestinesi, Hamas consegnerà i 20 ostaggi ancora vivi. “Saranno liberi entro martedì”
Il governo israeliano di Benjamin Netanyahu ha approvato nella notte tra giovedì e venerdì la prima fase del piano di pace per Gaza, mediato dal presidente statunitense Donald Trump, che mira a porre fine a due anni di guerra devastante. La decisione, ratificata dal gabinetto di sicurezza e dall'esecutivo completo, ha diviso la coalizione al potere, con i ministri di estrema destra che hanno minacciato dimissioni immediate, accusando Netanyahu di cedimenti eccessivi verso Hamas. Nonostante le tensioni interne, il premier ha definito l'accordo "un grande giorno per Israele", sottolineando che garantisce la liberazione di tutti gli ostaggi, vivi e morti, in cambio di circa 2.000 prigionieri palestinesi, tra cui nomi di spicco come Marwan Barghouti, esclusi però dalla lista finale per pressioni israeliane.
Il piano, delineato in un documento a 20 punti presentato da Trump alla Casa Bianca alla fine di settembre, prevede un cessate il fuoco entro 24 ore dall'approvazione, con le forze israeliane che si ritireranno dalle posizioni avanzate vicino a Gaza City e altre aree, pur mantenendo una presenza nel territorio per operazioni mirate. Hamas, dal canto suo, ha accettato di disarmarsi progressivamente e di cedere il controllo di Gaza a un governo tecnico palestinese supervisionato dall'Autorità Palestinese e sostenuto da stati arabi, rinunciando a un ruolo futuro nella governance. I negoziati, intensificatisi a Sharm el-Sheikh in Egitto con il coinvolgimento di Qatar, Turchia e Stati Uniti – dove hanno partecipato inviati come Jared Kushner e Steve Witkoff –, hanno portato a garanzie americane che la guerra è "completamente finita", come ha dichiarato il leader di Hamas Khalil al-Hayya.
La liberazione degli ostaggi, stimati in 20 ancora vivi su 48 totali, inizierà entro 72 ore dal cessate il fuoco, con Trump che prevede il rilascio per lunedì o martedì prossimo, seguito da un suo viaggio in Egitto per la firma formale. Israele ha già iniziato a preparare la transizione, con raid aerei di copertura per garantire la sicurezza durante il ritiro parziale. Reazioni di giubilo hanno invaso le strade di Tel Aviv, al Hostage Square, e Khan Younis a Gaza, dove residenti sfollati hanno sventolato bandiere palestinesi tra le rovine. Bambini a Nuseirat hanno festeggiato tra i campi profughi, mentre il cielo notturno, per la prima volta da mesi, è rimasto silenzioso senza bombardamenti.
Fonti internazionali come il New York Times e la Bbc evidenziano però la fragilità dell'intesa: aspetti cruciali come il pieno disarmo di Hamas, il ruolo di forze internazionali a Gaza e il ritiro totale israeliano restano irrisolti, con Netanyahu che ha ribadito l'opposizione a un coinvolgimento dell'Autorità Palestinese nel post-guerra. L'Onu e gruppi umanitari, tra cui Unicef, avvertono che oltre 67.000 palestinesi sono morti nel conflitto, con 460 vittime recenti per malnutrizione in una Gaza affamata, dove Israele ha limitato gli aiuti accusando Hamas di dirottarli. Trump ha promesso aiuti massicci da "paesi ricchi" per ricostruire l'enclave come "zona di libertà", ma senza dettagli su garanzie di sicurezza. Analisti del Guardian notano che Netanyahu, isolato a livello globale e sotto pressione interna per le indagini giudiziarie, ha calcolato che un rifiuto del piano avrebbe alienato l'alleato Usa, mentre Hamas, indebolito militarmente, vede nell'accordo un modo per preservare influenza politica senza ulteriori perdite. La roadmap a fasi multiple, diversa dai falliti cessate il fuoco del novembre 2023 e gennaio 2025, potrebbe aprire a una pace duratura nel Medio Oriente, ma richiede impegno costante da tutte le parti per evitare ricadute. |
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10-10-2025
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