Gaza, gli occhi del mondo puntati su Sharm el-Sheikh
In Egitto, al via i negoziati cruciali tra delegazioni israeliana e di Hamas per discutere il rilascio di tutti gli ostaggi e porre fine alla guerra nella Striscia, sotto l'egida del piano di pace proposto dal presidente Trump
Gaza guarda con speranza e apprensione verso Sharm el-Sheikh, dove oggi prendono il via i negoziati cruciali tra delegazioni israeliana e di Hamas per discutere il rilascio di tutti gli ostaggi e porre fine alla guerra nella Striscia, sotto l'egida del piano di pace proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
La delegazione palestinese, guidata dal alto funzionario di Hamas Khalil al-Hayya e partita da Doha via Il Cairo, si dividerà in due squadre: una per colloqui indiretti con Israele su ostaggi e cessate il fuoco, l'altra per incontri intra-palestinesi volti a superare le divisioni interne.
Dall'altra parte, Israele invia una squadra capitanata dal ministro degli Affari strategici Ron Dermer, accompagnata dal capo dello Shin Bet e dal capo del Mossad, con la partecipazione degli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner.
L'Egitto funge da mediatore neutrale, ospitando i talks in un edificio lontano dalla stampa per discutere tempistiche, rotte di ritiro delle truppe israeliane e meccanismi di scambio di prigionieri, inclusa l'interruzione immediata delle operazioni militari e delle ricognizioni aeree.
Trump spinge per un accordo rapido, limitato a pochi giorni, annunciando che Israele ha accettato un ritiro iniziale dalla Striscia in cambio del rilascio degli ostaggi, e avverte che senza intesa Hamas verrà annientato militarmente o politicamente, mentre Netanyahu insiste sul mantenimento dell'Idf sul territorio e sul disarmo del gruppo armato.
Hamas ha dato un sì condizionato al piano, esprimendo riluttanza sulla presenza israeliana post-conflitto e sul futuro governo di Gaza, ma motivato dalla necessità di evitare ulteriori sofferenze ai civili, già allo stremo dopo quasi due anni di guerra che hanno causato oltre 67mila morti palestinesi.
Su tutto aleggia l'ombra del secondo anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che uccise 1194 israeliani e rapì 250 persone, scatenando il conflitto e lasciando ancora 48 ostaggi nella Striscia; in Israele migliaia si sono radunate a Tel Aviv per commemorare le vittime, mentre proteste pro-palestinesi si sono svolte in Europa, Turchia e altrove, con il premier Netanyahu che spera di annunciare presto il ritorno di tutti i rapiti durante le festività di Sukkot.
Nonostante l'ottimismo di Trump, che definisce i negoziati "un giorno senza precedenti" e monitora da vicino per evitare ritardi, permangono tensioni: l'Idf ha ridotto le offensive ma è pronto a riprendere i combattimenti se falliscono i talks, e raid continuano a causare vittime, come l'operatore di Medici Senza Frontiere ucciso di recente, il quindicesimo dal 7 ottobre.
Il mondo arabo, inclusi ministri di Giordania, Emirati, Qatar e altri, accoglie con favore l'impegno di Hamas, auspicando un cessate il fuoco che porti a ricostruzione e pace duratura, mentre la comunità internazionale vede in questa finestra un'opportunità unica per spezzare il ciclo di violenza che dura da decenni. |