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Agire

Decreto musei, Cgil sul piede di guerra

Venerdì assemblea sindacale nei siti archeologici più importanti della Capitale e i turisti restano fuori. Il governo emana in serata un provvedimento anti-chiusura

Un’altra assemblea sindacale delude (e fa infuriare) migliaia di turisti. Il caso, dopo Pompei, stavolta a Roma, dove venerdì in mattinata erano chiusi per assemblea sindacale i siti archeologici più importanti della Capitale: Colosseo, Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica. L’apertura dei siti è stata ritardata di qualche ora. Ma il caso diventa politico e il governo emana subito un decreto anti-chiusura che manda su tutte le furie la Cgil.

L'episodio dunque ha attirato l'ira anche del premier Matteo Renzi che su twitter ha annunciato: «Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l'Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona». E subito, nel pomeriggio, alla riunione del Consiglio dei ministri delle 18, ecco che viene inserito all'ordine del giorno il decreto sulle «misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico». «Con questo decreto legge non facciamo nessun attentato al diritto allo sciopero ma diciamo solo che in Italia, per come è fatta, i servizi museali sono dentro i servizi pubblici essenziali», incalza Renzi. L'ok nel corso della riunione del pomeriggio.

Ma le polemiche continuano appunto anche il giorno dopo, anche se arriva l’annuncio che sono stati sbloccati i fondi per pagare i salari accessori di tutti lavoratori del Mibact. A dirlo è stato Claudio Meloni coordinatore Cgil per il Mibact, che però chiarisce che la decisione non smorza la mobilitazione: «Ieri, in singolare coincidenza con l’assemblea sindacale in alcuni siti, è arrivato lo sblocco dei fondi per pagare i salari accessori di tutti lavoratori del Mibact, per il 2014 e per il 2015. Evidentemente la mobilitazione è servita, a prescindere da quanto accaduto al Colosseo. E dopo lo sblocco dei fondi, i lavoratori potrebbero vedere i soldi in busta paga presumibilmente tra un paio di mesi».

Tuttavia chiarisce Meloni, lo sblocco dei fondi per i salari accessori non spegne la mobilitazione perché la vertenza nazionale verte anche sulla richiesta di un piano occupazionale straordinario e sulle riforme che stanno generando caos organizzativo. Resta forte la possibilità dello sciopero che, se la situazione non si sblocca, potrebbe essere a ottobre». Per quanto riguarda il decreto, poi, «nella decisione di Cgil, Cisl e Uil, peserà anche il contenuto del decreto, che per ora non abbiamo letto - ha spiegato Meloni -. Il decreto che ancora nessuno ha letto, in base alle dichiarazioni fatte dal ministro Franceschini e dal premier Renzi, va ad incidere in maniera rilevante sul diritto di sciopero. I beni culturali erano già inseriti nei servizi pubblici essenziali: immaginiamo che abbiano esteso la previsione di legge anche sulla fruizione dei beni e non solo sulla loro sicurezza. In sostanza gli scioperi andrebbero fatti facendo rimanere i siti aperti, prevedendo una sorta di precettazione. A mio avviso non è un decreto che hanno preparato in due ore...».

Venerdì la Sovrintendenza archeologica ha riferito quindi che la riapertura dei siti è stata rinviata alla fine dell’assemblea sindacale. Davanti ai monumenti la delusione dei turisti, piuttosto spaesati a leggere un cartello apposto davanti l’ingresso dell’Anfiteatro Flavio che annunciava appunto la chiusura fino alle 11 per l’assemblea sindacale dei lavoratori.
Le Rsu dei lavoratori avevano annunciato l’assemblea giovedì pomeriggio per parlare della «gravissima situazione dei dipendenti della Soprintendenza archeologica dovuta al mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie e la mancata apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto». Già il 23 giugno i lavoratori si erano riuniti in assemblea e il Colosseo era rimasto chiuso, lasciando fuori migliaia di turisti.

Tra i più duri il ministro Dario Franceschini: «La misura è colma». Il ministro di Beni Culturali e Turismo attacca e annuncia che d'accordo con il premier Matteo Renzi proporrà oggi in Consiglio dei Ministri di inserire musei e luoghi della cultura nei servizi pubblici essenziali. «Ora basta - tuona il ministro -. Proprio nel momento in cui la tutela e la valorizzazione dei beni culturali sono tornate dopo anni al centro dell'azione di governo, proprio mentre i dati del turismo sono tornati straordinariamente positivi, proprio mentre Expo e Giubileo portano ancora di più l'attenzione del mondo sull'Italia, proprio mentre io sono come ministro impegnato nelle discussioni preparatorie per la legge di stabilità a cercare di portare più risorse per la cultura e per il personale del ministero, una nuova assemblea sindacale, questa volta al Colosseo e ai più importanti siti archeologici di Roma, fa restare turisti in fila davanti agli occhi di tutto il mondo». «Il buonsenso nell'applicare regole e nell'esercitare diritti evidentemente non basta più per evitare danni al proprio Paese - sottolinea -. Per questo abbiamo concordato questa mattina con il Presidente Renzi che al Consiglio dei Ministri di questo pomeriggio proporrò una modifica legislativa che consenta di inserire anche i Musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali».

Il soprintendente di Roma Francesco Prosperetti prova a difendere i lavoratori: «Sono dispiaciuto per i disagi, ma era impossibile vietare l'assemblea. Tutto si è svolto regolarmente - spiega - l'assemblea non aveva come oggetto il Colosseo, il problema è nazionale e riguarda il mancato rinnovo del contratto e il mancato pagamento del salario accessorio: non ci sono rivendicazioni nei confronti della soprintendenza, ma del datore di lavoro generale che è Mibact». «Non si è trattato di chiusure ma di aperture ritardate», precisano dalla Soprintendenza speciale per il Colosseo e l'area archeologica.

17-09-2015

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