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“L’era del post-umano: Tecnica, Ideologia e Società nel XXI secolo”

Grande successo sabato a Roma per il convegno organizzato da Lorenzo Borré (“Circolo Proudhon”), Marco Zonetti e dai ragazzi dell’”Intellettuale Dissidente” Sebastiano Caputo e Lorenzo Vitelli

Si è svolto sabato, al Teatro Sala Umberto di Roma, riscuotendo un notevole successo, un convegno molto interessante dal titolo: “L’era del post-umano: Tecnica, Ideologia e Società nel XXI secolo”. Il convegno è stato organizzato e promosso dal “Circolo Proudhon” e dal suo presidente, Lorenzo Borré, da Marco Zonetti e dai ragazzi dell’”Intellettuale Dissidente” Sebastiano Caputo e Lorenzo Vitelli.

All’evento, a cui ha partecipato anche il nostro direttore Luigi Piccarozzi, sono intervenuti, tra gli altri, il Prof. Paolo Becchi, dell’Università degli Studi di Genova, redattore de Il Fatto Quotidiano (“Dimensioni del transumano. Verso una nuova specie post-organica?”); Alain de Benoist, saggista, direttore delle riviste Nouvelle Ecole e di Krisis (“Contro l’ideologia gender”); la Dott.ssa Giuseppina Barcellona, Università degli Studi di Enna “Kore” (“La strategia dei diritti e la perdita della sovranità”); Éric Zemmour, saggista, editorialista di Le Figaro (“Svirilizzazione dell’uomo e femminilizzazione della società”); Diego Fusaro, filosofo, ricercatore all’Università San Raffaele di Milano ( “La distruzione capitalistica della famiglia”); l’On.le Tiziana Ciprini, deputato Movimento 5 Stelle (“Contaminazione dei ruoli di genere e trasformazione della società”).

Nelle intenzioni degli organizzatori, come da loro stessi sottolineato, la volontà di discutere sul XXI Secolo «che segna il passaggio al “Muro del Tempo”, dell’epoca in cui un modello antropologico della società basato sulla famiglia e la filiazione naturale, affronta la sfida di quanti, dietro lo slogan dei “diritti civili”, ne propugnano il superamento se non addirittura l’abbattimento. La visione fondata su un legame sociale che crea una nuova vita come atto d’amore, rischia dunque di cedere il passo a un processo di produzione del vivente, articolato sulla manipolazione genetica, che impone la Tecnica come sostituto della Natura, alimentandosi dalla superbia e dal potere economico di alcuni gruppi di pressione, veicolati come diritti. L’uomo e la donna vengono dunque spersonalizzati e ridotti al rango di strumenti per la produzione di una merce: il bambino. Sul piano semantico invece, vengono stravolti i significati di parole come “padre” e “madre”, per trasformarle in termini burocratici, indicanti una funzione avulsa dal ruolo, propria delle nuove forme di famiglie fondate sulla produzione artificiale di un “figlio” a tutti i costi».  E ancora: «Le obiezioni che, da più parti, si levano verso questa deriva post-umana e i suoi relativi pericoli, vengono stroncate con l’arma di ricatto del “reato d’opinione”, e attraverso l’indottrinamento, a partire dalle scuole materne, della teoria del superamento degli “stereotipi di genere”. La linea di resistenza è segnata, starà a ciascuno di noi decidere da che parte stare; certo non si potrà restare indifferenti in un confronto in cui è in gioco l’idea di uomo e, in estrema sintesi, il suo destino di poter essere libero e consapevole».

Nel suo intervento, poi, il filosofo Diego Fusaro, partendo dalla sua riscoperta del pensiero hegeliano e marxiano ha quindi messo in evidenza che «l'individualismo sfrenato e l'omologazione sotto il segno della merce si rivelano, ancora una volta, fenomeni apparentemente antitetici e, in verità, segretamente complementari della prima società della storia umana che, nel nome della tutela delle differenze e dell’irriducibilità dell’individuo, ha completamente livellato l’umanità in un amorfo coacervo di atomi seriali e reciprocamente interscambiabili, nel gregge anonimo degli ultimi uomini sazi e felici della volgarità divenuta mondo. La stessa distruzione della famiglia che si sta oggi verificando con intensità sempre crescente si inscrive in questo orizzonte». Per Fusaro, inoltre, «se la famiglia comporta, per sua natura, la stabilità affettiva e sentimentale, biologica e lavorativa, la sua distruzione risulta pienamente coerente con il processo oggi in atto di precarizzazione delle esistenze. Anche in questo - continua il filosofo - il pensiero hegeliano si rivela dissonante rispetto al presente. Come sappiamo, infatti, Hegel teorizza la stabilità professionale e quella affettiva di tipo familiare come fondamento dell’eticità, là dove il capitalismo assoluto dissolve entrambe. Più precisamente, rimuovendo la stabilità lavorativa tramite il precariato, rende, di fatto, impossibile il costituirsi del nucleo familiare».
È invece Éric Zemmour a mettere in evidenza come oggi «viviamo in un periodo di femminilizzazione della società, già accaduti nei secoli passati e che, alla fine, hanno sempre portato ad una guerra per ristabilire la virilizzazione. E ciò probabilmente accadrà anche in futuro»
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15-03-2015

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