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ESORDIO CINEMATOGRAFICO PER LAMBERTO SANFELICE

Sara Serraiocco, vincitrice nel 2013 del Premio Vittorio de Sica come miglior attrice esordiente, torna sul grande schermo con “Cloro”, il primo film del giovane regista...

Forte come l’odore che emana l’omonima sostanza nel titolo citata, “Cloro” trasporta immediatamente il suo stesso autore nella ristretta cerchia di quei giovani registi esordienti da tenere sotto stretta osservazione. Selezionato già sia dal Sundance Film Festival che alla Berlinale, il suo primo lungometraggio, dal sapore dolceamaro, perplime sì, e neanche poco, ma non lascia di certo indifferenti. Tutt’altro.

In uscita nelle sale italiane giovedì 12 marzo, il film trasmette sin da subito  quel senso di instabilità e inquietudine su cui certamente il regista, Lamberto Sanfelice, voleva calcare la mano. E lo fa percorrendo a ritroso il viaggio, sia emotivo che geografico, che porta la giovane protagonista lontana dal proprio mondo e dalle sue poche ma salde certezze.
Jenny (Sara Serraiocco) infatti ha solo 17 anni e un unico ma forte sogno nel cassetto: quello di partecipare ai campionati italiani di nuoto sincronizzato e portare a casa una ben più che meritata medaglia. Per questo si allena ogni giorno assieme alle compagne nella piscina di Ostia - il piccolo sobborgo sul litorale romano - in quel che è senz’altro, oltre al suo luogo di nascita, il suo habitat naturale.
Ma una tragedia sconvolgerà ben presto quella vita. Tale da non darle neanche il tempo di pensare, né a se stessa né al proprio malessere interiore. L’improvvisa scomparsa della madre, e tutto ciò che ne deriverà, porterà ad uno stravolgimento totale della sua intera esistenza. In seguito alla dipartita della consorte, il marito (Andrea Vergoni), nonché padre della ragazza, cade difatti in una profonda depressione. E perso il lavoro e la casa, nient’altro resta che affidarsi all’aiuto dei parenti. Parenti però ormai lontani, o meglio rimasti nella propria terra natale, l’Abruzzo.
Accolti e ospitati in una baita di montagna, prestatagli dallo zio Tondino (Giorgio Colangeli), i tre dovranno cavarsela come meglio possono in questa nuova realtà, fredda e incolore, come per l’appunto lo stesso “cloro”, di cui tanto Jenny sente la mancanza. E a gravare su di lei non solo  la responsabilità di questo padre ormai fuori di senno e totalmente inutile, ma anche quella del fratellino, il piccolo Fabrizio (Anatol Sassi), la cui innocenza e inconsapevolezza lo rendono ancor più estraneo alla comprensione di quanto attorno a sé sta accadendo. Per lui una sola certezza: quella di non voler essere abbandonato lì dalla sorella, tantomeno lasciato in balia di quel padre che ormai non c’è più.

E come potrà una semplice diciassettenne farsi carico di tanta responsabilità? Lasciare, ancor prima di averlo coronato, un sogno ancora intatto e per cui tanto ha lavorato… Quello per il quale molto si è spesa, e che probabilmente, senza più né casa né famiglia, potrebbe essere la sua unica ancora di salvataggio, il suo trampolino di lancio.
Un’introspezione guidata da un occhio forse fin troppo maturo, molto più di quanto dovrebbe essere la reale protagonista, quello di un regista sin troppo consapevole, non tanto della realtà, quanto  dell’efficacia della stessa da lui narrata, e dall’impatto desiderato sul cuore del pubblico. Un pubblico forse sì, principalmente italiano – nonostante le pluri-nomination esterofile – e che si aspetta nient’altro che una maturità obbligata. Non quella di un’adolescente con i suo sogni e suoi bisogni, ma quella di una donna già pronta e determinata per il proprio (dimentico) destino.

Noemi Euticchio
12-03-2015


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