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Colle, Renzi: scheda bianca prime 3 votazioni

Poi dalla quarta nome secco. Continua la tensione interna al Pd. Civati evoca la scissione, ma si cerca la mediazione. Guerrini però sottolinea: non siamo autosufficienti

 Martedì, due giorni prima della prima vo-
 tazione in Parlamento a Camere riunite, il
 Pd avvierà le consultazioni per scegliere il
 candidato al Quirinale. Appuntamento
 quindi in mattinata nella sede dei demo-
 cratici, al Nazareno. Lunedì mattina la 
 mossa del premier Renzi che annuncia:
 scheda bianca nelle prime tre votazioni.

Dalla quarta non ci sarà una terna di nomi, come si pensava alla vigilia, bensì un unico candidato su cui convergerà l’intero partito con un "nome secco". Parlando in mattinata all'assemblea dei deputati alla Camera, il capo dell'Esecutivo ha quindi indicato il metodo per eleggere il capo dello Stato. Stando ai primi resoconti di stampa, Renzi avrebbe ricordato ai suoi che il Pd resta «luogo di discussione», ma chi non condivide il nome del candidato alla presidenza della Repubblica «dovrà dirlo apertamente». Resta però la tensione interna. Da Gianni Cuperlo a Pippo Civati a Stefano Fassina, la minoranza preme per un nome che non sia legato al Patto del Nazareno con Berlusconi e domenica Pippo Civati evoca ancora la scissione: «Non posso garantire che non si divida. Anche se non c’è un disegno per rompere. In tanti se ne sono già andati. Non c’è bisogno di dividere il Pd ma io non posso garantire che questo non succeda. Ma se non si cambia non è una scissione, è un’altra cosa ed è un’altra cosa che vogliamo costruire tutti insieme». A replicare è il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini: «Tutti noi siamo interessati a ricercare una figura autorevole, una figura che unisca. Dobbiamo lavorare con questo spirito, non immaginando che ciascuno ha una bandierina da piantare - afferma al Gr1 Rai1 -. Certo è che immaginare di eleggere da soli il Presidente della Repubblica è immaginare qualcosa che non si può realizzare. Si parte ricercando l’unità dentro il Partito democratico sapendo che noi abbiamo una grande responsabilità: esprimiamo 450 grandi elettori».

Nella nota del Pd di sabato, con l'annuncio delle consultazioni, si leggeva: «Calendario degli incontri previsti per le consultazioni del Partito democratico con le altre forze politiche in vista dell'elezione del presidente della Repubblica che si terranno presso la sede nazionale del Partito democratico, via Sant'Andrea delle Fratte 16, il prossimo martedì 27 gennaio. Per quanto riguarda il M5S, siamo ancora in attesa di una risposta alla nostra richiesta in merito alle consultazioni».
La risposta dei 5 Stelle non tarda ad arrivare: no. La decisione è stata comunicata in piazza del Popolo alla manifestazione ribattezzata “Notte dell’Onestà” da Alessandro Di Battista, componente del direttorio voluto da Grillo e Casaleggio. «Berlusconi va al Nazareno noi al Nazareno non ci andiamo. Chiediamo al presidente del Consiglio di tirare fuori i nomi». Di Battista ha letto accompagnato dalla piazza, mentre il messaggio scorreva sul maxischermo, un invito a eleggere il presidente della Repubblica nelle prime tre votazioni. «Ma il presidente del Consiglio ha già deciso che le elezione si avrà alla quarta votazione, quando occorrerà solo la metà più uno dei voti. In questo modo il presidente della Repubblica sarà espressione di un partito unico, il partito di Renzi e Berlusconi: il partito del Nazareno. Invitiamo il premier - ha scandito Di Battista - a eleggere il Capo dello Stato entro i primi tre scrutini».
Il Pd però non si scompone. «Niente consultazioni con i Cinque Stelle? Ce ne faremo una ragione. A Grillo, evidentemente, va bene votare insieme solo se votiamo i loro. Come per il giovane Di Maio, eletto vicepresidente della Camera con i voti del Pd». Così Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd.

In serata, infine, è Beppe Grillo a spiegare il no a Renzi e al Pd: «La disonestà intellettuale rovina i rapporti tra le persone. Oggi abbiamo un buffoncello che ci ricatta, non fa i nomi neanche al suo partito e li chiede a noi. Ma andate a fare in culo! È schizofrenia». «Se non fosse per un presidente che ha lavorato contro la democrazia oggi ci saremmo noi a governare le macerie di questo paese». E ancora: «I giochi sono già fatti, noi decidiamo poco», aveva detto Grillo poco prima davanti all'hotel Forum di Roma che gli aveva chiesto se era «pronto per la battaglia per il Quirinale». Quindi niente Nazareno? «Io non so cosa sia il Nazareno, ci inventiamo delle parole». «Noi non ci fidiamo più di nessuno», ha aggiunto.

26-01-2015

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