Il cinema italiano piange Francesco Rosi
Il regista si è spento a 92 anni, assistito fino all'ultimo dai colleghi Marco Tullio Giordana, Roberto Andò e Giuseppe Tornatore. Indimenticabile Le mani sulla città
Il cinema italiano, dopo Virna Lisi, piange la morte del grande regista e sceneggia- tore Francesco Rosi. Nato a Napoli il 15 novembre 1922, coetaneo e grande ami- co del capo dello Stato Napolitano, Rosi è morto a Roma, dove si era trasferito anni fa, assistito fino all’ultimo dai colleghi Tullio Giordana, Andò e Tornatore.
Nominato Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana nell’87 e Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, come accennato, Rosi fu compagno di liceo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Tra le sue opere i film-inchiesta di denuncia come La sfida, I magliari, Salvatore Giuliano, Le mani sulla città (Leone d’oro a Venezia nel 1963), Uomini contro, Il caso Mattei (Palma d’oro a Cannes nel 1972), Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, Tre fratelli (per cui ricevette una nomination all’Oscar), Cristo si è fermato a Eboli e, l’ultimo, La tregua ispirato al romanzo di Primo Levi, del 1997.
Nel 2012, Rosi ricevette il Leone alla carriera. Nel 2008 il festival di Berlino gli aveva tributato un Orso d’oro speciale per l’insieme dei suoi film. L’ultima onorificenza, la cittadinanza onoraria di Matera, è del 2013. |