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Junker punzecchia Renzi. Scontro a distanza

Il numero uno della Commissione: «Non sono a capo di banda di burocrati, serve rispetto». La replica: no al cappello in mano. In serata a Ballarò: Jobs Act da gennaio

 La Commissione Ue, nelle stime economi-
 che autunnali, prevede un ulteriore innal-
 zamento del debito italiano che un livello
 nel 2014 a quota 132,2% per raggiungere
 il «picco» nel 2015 a 133,8%. Ma come se
 non bastasse, da Bruxelles arriva anche
 un’allerta per quanto riguarda il tasso di
 disoccupazione che «a livelli storici».

Scrive quindi la Commissione Ue: «Nel 2013, grazie al nuovo metodo di calcolo il debito italiano è sceso a 127,9%», ma «il surplus primario è ancora insufficiente a tagliarne la crescita nel 2014, a causa del Pil piatto e dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione» e quindi sale a 132,2% per raggiungere il «picco» nel 2015 a 133,8%. Bruxelles aggiunge poi che il deficit è invece previsto adesso al 2,7% del pil nel 2015 dopo le «misure addizionali annunciate il 27 ottobre». Tale livello «è sostenuto dal calo della spesa per interessi». In termini nominali la spesa primaria aumenterà leggermente. Nonostante un ulteriore del cuneo fiscale le entrata aumenteranno principalmente alla ripresa nella tassazione delle imprese e a un ricavo più elevato dalla tassazione sulle rendite finanziarie. Nel 2016 il deficit scenderà al 2,2%: l’aumento dell’Iva contribuirà all’aumento del surplus primario. Quanto al bilancio strutturale «si stabilizzerà nel 2014 e nel 2015».
L’inflazione in Italia, quest’anno allo 0,2%, salirà allo 0,5% nel 2015 e al 2% nel 2016. Le previsioni di primavera di Bruxelles indicavano un tasso di inflazione dello 0,7% quest’anno e dell’1,2% il prossimo. Dopo un’ulteriore contrazione della produzione economica nel 2014 la domanda esterna in accelerazione «farà da traino a una fragile ripresa nel 2015». Secondo le previsione della Commissione, una «ripresa blanda» inizierà il prossimo anno e si rafforzerà nel 2016, guidata da un rafforzamento della domanda esterna e da tassi di cambio dell’euro più bassi.
Resta, come accennato, un elevato tasso di disoccupazione a «livelli storici» che si riflette «nell’attività economica depressa»: le stime economiche autunnali prevedono una disoccupazione al 12,6% per il 2014 e 2015.

Ma martedì è stato anche il giorno dello scontro a livello europeo. «A Renzi dico che non sono il capo di una banda di burocrati: sono il presidente della Commissione Ue, istituzione che merita rispetto, non meno legittimata dei governi». Così Jean Claude Juncker, neo presidente della Commissione Ue, risponde a una domanda del capogruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber in merito alle parole di Matteo Renzi a margine dell’ultimo Consiglio europeo contro «i tecnocrati di Bruxelles». «Sono sempre stato convinto che i Consigli europei servano per risolvere i problemi, non per crearli. Personalmente prendo sempre appunti durante le riunioni, poi sento le dichiarazioni che vengono fatte fuori e spesso i due testi non coincidono - ha quindi aggiunto Junker -. Se la Commissione avesse dato ascolto ai burocrati il giudizio sul bilancio italiano sarebbe stato molto diverso». «Se il presidente Barroso (il predecessore di Junker, ndr) avesse ascoltato soltanto burocrati l’atteggiamento della Commissione nei confronti del bilancio italiano sarebbe stato completamente diverso, quindi non accetto queste critiche superficiali che sono rivolte alla Commissione europea. La Commissione europea merita di meglio rispetto a questo», ha aggiunto l'ex premier lussemburghese.

In serata, ospite di Ballarò, arriva la replica del premier italiano: «In Italia ce la stiamo giocando, la partita non è vinta né persa ma stiamo segnando dei gol. È cambiato il clima per l’Italia, in Europa non vado a dire “per favore ascoltateci”, non vado con il cappello in mano. Non vado a Bruxelles a farmi spiegare cosa fare e l’ho spiegato anche a Barroso e Juncker».  Pochi minuti e arriva anche un tweet: «Per l’Italia, la sua storia, il suo futuro chiedo rispetto. Anzi: pretendo il rispetto che il paese merita. #Europa». «In Europa si sta combattendo una battaglia decisiva, quella dei 300 mld di investimenti. Servono più crescita e lotta alla disoccupazione e meno politica legata al rigore e al mero rispetto dei parametri che appartengono più a passato che al futuro».
A fare eco a Renzi c’è anche Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, che ha ribadito la volontà dell’Italia di andare oltre le politiche di austerità: «Nessuno dice che Juncker sia un tecnocrate, ma è bene per l’Italia e l’Europa che non dia troppo ascolto ai tanti tecnocrati che lo circondano», si legge in una nota. «L’Europa, non solo l’Italia, paga le scelte passate dell'Unione, segnate da una fede cieca in automatismi di bilancio che hanno prodotto danni per tutti. Non si esce dalla crisi con l’austerity. Prima i tecnocrati se ne rendono conto e meglio è per tutti: italiani, tedeschi o belgi che siano. È comunque da salutare con favore un po' di sano confronto. È il segno della riscoperta della politica in Europa».

04-11-2014

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