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Gazzetta Ufficiale

'Ndrangheta e appalti: tredici gli arresti

Vasta operazione tra Lombardia e Calabria. Gli inquirenti: «Contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario». Si parla di Expo 2015

 «Contatti con esponenti del mondo politi-
 co, istituzionale, imprenditoriale e banca-
 rio da cui ottenevano vantaggi, notizie ri-
 servate e finanziamenti». È così che i Ca-
 rabinieri spiegano i 13 arresti, su richies-
 ta della Procura distrettuale antimafia di
 Milano, nei confronti di altrettanti indaga-
 ti per associazione di tipo mafioso.

Al centro delle indagini del Ros dei Carabinieri due gruppi della `ndrangheta radicati nel Comasco. Secondo le indagini, sarebbero stati accertati gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad Expo 2015. Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. I 13 indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d’ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. L’indagine è diretta dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini.
Tra le varie ramificazioni delle cosche, sempre stando agli inquirenti, ci sarebbero stati in particolare rapporti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un imprenditore immobiliare, attivo anche nel mondo bancario e con dei consiglieri comunali di comuni nel Milanese.

Secondo il gip, le organizzazioni malavitose si sarebbero servite del «concorso di personaggi tra cui Guerrera Giuseppe (agente di polizia penitenziaria in servizio presso la casa Circondariale di San Vittore), Baldessarro Giuseppe (funzionario dell'Agenzia delle Entrate della sede distaccata di Cantù), Pagnotta Giuseppe (imprenditore immobiliare), Ronzoni Alessandro (già esponente del mondo bancario) Pizzinga Emilio (consigliere comunale di Mariano Comense sin dal 2004 ed attualmente membro della Commissione Urbanistica del Comune di Mariano Comense) tutti in grado di fornire un contributo rilevante al mantenimento in vita, al rafforzamento dell'organizzazione e ad aumentarne il prestigio».

La cosca puntava «all'acquisizione del controllo di attività economiche» e di «esercizi commerciali di "compro - oro" e vendita di sigarette elettroniche». Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ferraro su richiesta dei pm di Milano Paolo Storari e Francesca Celle. Alla società del boss era stato dato un certificato antimafia. Non solo: un'impresa di Giuseppe Galati, presunto boss della 'ndrangheta in Lombardia, tra i destinatari delle misure cautelari eseguite stamani, «ha avuto la certificazione antimafia» per lavorare in due subappalti del valore di «450 mila euro» per la tangenziale esterna di Milano. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, nel corso della conferenza stampa. Il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, ha chiarito «ci sarà una segnalazione alla Prefettura che ha già svolto un lavoro imponente per l'Expo».

In conferenza stampa, poi, Boccassini ha spiegato che l'impresa riconducibile a Giuseppe Galati è riuscita ad ottenere la certificazione antimafia per lavorare nei subappalti dell'opera collegata all'esposizione Universale, «ordinando che le sue quote nella società passassero ai suoi cognati». L'impresa ha così ottenuto da una azienda di Modena, appaltante per l'opera, due subappalti. Secondo Boccassini, è difficile pensare che «si poteva non sapere a chi si davano quei subappalti». Sia Boccassini che Bruti Liberati hanno chiarito che segnaleranno alla prefettura di Milano la società riconducibile al presunto boss. Bruti Liberati inoltre ha spiegato che «i controlli sulle aziende che stanno lavorando sulle opere di Expo o su quelle collegate hanno una estensione enorme e la prefettura ha emesso già una sessantina di misure interdittive nei confronti di aziende, facendo un lavoro imponente».

28-10-2014


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