Napolitano: «Cambiamenti veri, Basta paralisi»
Monito del capo dello Stato Giorgio Napolitano: «Avanti con le riforme. Tocca all’Unione europea imboccare la strada di politiche decisamente orientate alla crescita»
«Si sta diffondendo un senso di insoffe- renza, di fastidio per il trascinarsi di vecchi assetti strutturali e di potere». Per questo «non bisogna fermarsi per strada ma pros- eguire con le riforme». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, inter- venuto giovedì mattina al Quirinale, rice- vendo i Cavalieri del Lavoro.
Il Capo dello Stato sottolinea il suo giudizio positivo riguardo alle riforme ma non fa sconti: «Non possiamo restare prigionieri di paralisi e di impedimenti: occorre varare cambiamenti importanti»; servono «regole vere, che siano tali e non paraventi a difesa dell’esistente. Bisogna procedere con passo celere verso i cambiamenti essenziali». «Sarò garante dell’unità e tutore delle regole che siano veramente tali - ha detto ancora Napolitano - e non paraventi a difesa dell’esistente; continuerò a svolgere questi compiti nei limiti delle mie forze».
Ma anche l’Ue deve fare la sua, continua l’inquilino del Colle: «Tocca all’Unione europea imboccare la strada di politiche decisamente orientate alla crescita, a tutta la Ue unita perché tutta accusa colpi di stagnazione se non di deflazione, nonostante le indubbie differenze». Il Capo dello Stato ha sottolineato come si possa ormai cogliere un cambiamento di clima in tal senso nei contesti europei e ha ricordato come una linea più volta alla crescita sia stata sostenuta dall’Italia e «sta per essere sancita» dal Consiglio europeo di Bruxelles «nella speranza di non essere smentiti già domani».
Da Napolitano anche un passaggio sulla “paralisi” della Corte Costituzionale nell’elezione dei giudici e del componente laico. In Italia ci sono «negatività ancora diffuse nei comportamenti politici, sociali ed istituzionali. C’è toccato vivere con pena» questa situazione, ha sottolineato Napolitano e ciò accade «a danno delle sue stesse prerogative costituzionali». Il Presidente ha aggiunto che, con le sue nomine presidenziali per la Consulta, è stato costretto a dare «un esempio dovuto e severo, con scelte imparziali anche ad un minimo di riequilibrio di genere». |