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Caso Yara, Bossetti non ricorre al Riesame

A comunicarlo i suoi legali. Intanto gli inquirenti lavorano sulla presunta doppia vita del muratore di Mapello, che potrebbe non essere solo «lavoro e famiglia»

 Stando a diverse fonti di stampa, sarebbe-
 ro numerose le segnalazioni giunte in procu-
 ra secondo cui la vita di Massimo Bossetti, il
 muratore di Mapello accusato di essere l’as-
 sassino di Yara Gambirasio, non avrebbe
 avuto una vita fatta di «lavoro e famiglia»
 come avrebbe voluto far credere agli inqui-
 renti. I legali: non ricorriamo al Riesame.

In particolare si parla di serate passate da solo nei discopub della zona ma anche di assenze ingiustificate dal lavoro. Elementi questi taciuti da Bossetti e che hanno però insospettito gli investigatori. In particolare, secondo quando riporta il Corriere della Sera, gli inquirenti stanno cercando di capire come mai particolari apparentemente marginali siano stati tenuti taciuti dal muratore 44enne, soprattutto perché avrebbero potuto spiegare la sua presenza a Brembate Sopra. Come ad esempio la passione per le lampade solari che avrebbe effettuato due volte a settimana per lungo tempo in un centro estetico vicino a casa di Yara Gambirasio.

Ma pare che gli inquirenti abbiano anche altro in mano. Bossetti infatti avrebbe passato intere serate in un discopub della Bassa Bergamasca, a circa 25 km da casa sua, dove si fa musica latino-americana. Il titolare del locale non ha però confermato ai carabinieri, spiegando che quella di Bossetti non sarebbe stata una faccia nota.
Infine, stando a quanto riportato da Repubblica, anche dalle parole dei colleghi traspare una immagine diversa del muratore: «Qualche volta Bossetti ci diceva che aveva da fare e se ne andava, spariva dal cantiere e no, non sappiamo dove. Uno di noi l’aveva soprannominato il caciabale, o qualche cosa del genere», hanno confidato al quotidiano.

Lunedì mattina, poi, gli avvocati dell'uomo annunciano che non hanno presentato ricorso al tribunale di Riesame. Spiegano Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni: «Abbiamo scelto di non prendere alcuna scorciatoia ma di dimostrare in dibattimento quelle che sono le spiegazioni alternative date dal nostro assistito». «Pur in presenza di un quadro probatorio che sembra portare la sua firma - hanno proseguito gli avvocati - noi crediamo all’innocenza di Bossetti e cercheremo di dimostrarla in un dibattimento». I legali, all’uscita della Procura, non hanno voluto scendere nel dettaglio su un’eventuale richiesta di ripetere l’esame del Dna ma hanno detto che valuteranno «ogni possibilità» perché «riteniamo che le prove debbano essere raccolte in contraddittorio».

30-06-2014


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