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Renzi al Pd: «Derby tra rabbia e speranza»

Intervento del premier alla Direzione dei democratici. E arringa i suoi: «Il Pd è il punto di riferimento più forte che c’è». Quindi invita ad «andare in piazza»

 Iniziato il countdown alle elezioni europee
 per il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
 E nel suo intervento alla Direzione del Parti-
 to democratico, sprona i suoi: «Mancano
 20 giorni al passaggi elettorale e il Pd deve
 avere il coraggio la forza e la voglia di sce-
 gliere il luogo dove vincere le elezioni e per
 noi questo luogo è la piazza».

Secondo il segretario dei democratici, «il Pd è il punto di riferimento più forte che c’è e vogliamo essere dove ci sono i problemi, senza ribattere colpo su colpo ma raccontando le nostre idee per i comuni e l’Europa, senza timidezza alcuna». Renzi ha anche indicato i «comuni da riprendersi: Prato, Potenza, Campobasso e Perugia più Firenze e Bari». Proprio in queste ultime due città, ha annunciato Renzi, si concluderà la campagna elettorale. Tra il 17 e il 18 maggio, assicura il segretario, ci saranno 10mila banchetti negli oltre 4mila comuni dove si vota. «Vorrei chiedere ai parlamentari uno sforzo straordinario» nei 27 comuni capoluogo in cui si vota alle prossime amministrative, perché «dai comuni capoluogo riparte un senso di ricostruzione di una comunità». La linea del Pd, secondo Renzi, deve essere una sola: «Dobbiamo puntare a fare il risultato più significativo sin dal primo turno». Senza guardare i sondaggi che, «si sa, portano sfiga: il vero sondaggio è quello del 25 maggio e basta».

Parlando quindi delle riforme, dal premier arriva la netta precisazione: «Abbiamo scelto di togliere dalla competizione elettorale il tema delle riforme per evitare lo scontro, ma le portiamo a casa». «Dobbiamo riuscire a cambiare tono alla discussione» sulle europee «che oggi non è per niente sull’Europa», ha detto il presidente del Consiglio, perché la campagna elettorale «sta diventando un derby tra la rabbia e la speranza, tra chi scommette sul fallimento dell’Italia e chi pensa che l’Italia ce la può fare. Prima eravamo abituati a falchi e colombe, ora ci sono solo gufi e sciacalli».

05-05-2014

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