Processo Thyssenkrupp, rinvio della Cassazione
Le sezioni unite penali della Suprema Corte hanno annullato con rinvio le condanne ai manager imputati per il rogo. Ci sarà un nuovo processo d'appello a Torino
Ci sarà un nuovo processo d’appello per ri- determinare le pene dei sei imputati per l’incendio scoppiato nello stabilimento ThyssenKrupp di Torino nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, nel quale rimasero uc- cisi sette 7 operai. A deciderlo le sezioni unite penali della Cassazione che hanno annullato con rinvio le condanne per il rogo.
Gli atti quindi tornano alla corte d’assise d’appello di Torino. I giudici supremi hanno confermato la responsabilità degli imputati ma hanno annullato senza rinvio una parte della sentenza di appello che riguarda una delle «circostanze aggravanti» contestate agli imputati. Quindi bisognerà attendere le motivazioni, che per legge vanno depositate entro 90 giorni, per chiarire tutti i punti della decisione dei supremi giudici. Alla lettura della sentenza, i familiari delle vittime hanno reagito gridando e piangendo: «Sono codardi non hanno avuto il coraggio di emettere una sentenza, dire qual è la verità».
Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Carlo Destro, aveva chiesto la conferma delle pene ridotte in appello per i dirigenti e l’amministratore delegato responsabile dello stabilimento Thyssenkrupp, avendo escluso che la tragedia del 2007 alle acciaierie torinesi sia stato «omicidio volontario». Il pg aveva chiesto, alle Sezioni unite penali della Suprema Corte, di respingere il ricorso della Procura di Torino contrario alla riduzione delle pene irrogate in appello ai manager responsabili del rogo del 2007 a Torino, di respingere anche i ricorsi degli imputati, e di escludere «Medicina Democratica» dalle parti civili. La difesa aveva invece attaccato il verdetto di secondo grado: nel corso del suo intervento, il professor Franco Coppi ha sostenuto che la Corte d’appello era stata troppo severa e aveva parlato di «trattamento sanzionatorio pesantissimo». «Gli imputati non avevano previsto che sarebbe potuta accadere una cosa del genere. Piccoli incendi si innescavano tutti i giorni ma venivano facilmente controllati. La colpa vera è quella di non aver previsto tutte le eventualità che sarebbero potute accadere», ha sostenuto Coppi.
Adesso le pene per gli imputati dovranno essere rideterminate e i legali aspettano di conoscere le motivazioni della sentenza prima di sbilanciarsi su ipotesi, visto che ritengono «criptico» il dispositivo emesso dalla Suprema Corte. |