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«Caso Ruby? Sarò assolto, come sempre»

L’ex premier al quotidiano francese Liberation: «Sono perseguitato da parte estremista e politicizzata della magistratura». «Tutto il partito mi chiede di tornare»

 
In un'intervista a Liberation, Silvio Berlusco-
 ni tocca diversi temi ma su un punto è net-
 to: «Sono sempre stato assolto, e sarà così
 anche per il processo Ruby. Una parte estre-
 mista e politicizzata della magistratura ha
 cominciato a perseguitarmi da quando sono
 entrato in politica, e non ha più smesso. Gli
 italiani lo hanno capito, e sono con me».

Da Berlusconi non c’è però il solo il solito attacco alla magistratura. «Tutto il partito, a cominciare dai deputati, mi chiedono di tornare per beneficiare della mia popolarità in campagna elettorale. Non ho ancora deciso ma una cosa è sicura: sono sempre stato al servizio del mio Paese. Ciò che mi spinge a continuare a impegnarmi - dice l’ex premier - è il senso di responsabilità verso il mio paese e forse l'amarezza di non aver fatto tutto ciò che volevo. Il mio ingresso in politica risale al 1994. Questo ha permesso di evitare che la sinistra arrivasse al potere, tenendo conto che in Italia abbiamo una sinistra che è ancora ancorata alle pratiche del vecchio partito comunista. È un merito storico di cui sono fiero».

Il Cavaliere ribadisce però che non punta al ribaltone immediato: «Il Pdl ha sostenuto lealmente il governo Monti, e questo si è manifestato in parlamento con 34 voti di fiducia. Ma è vero che si tratta di un sostegno critico, un pungolo per l’adozione di riforme costituzionali e di misure per la crescita». Poi corregge il tiro su una sua affermazione che ha fatto rumore: quella della possibile uscita dell’Italia dall’euro. «Al contrario - dice - ho sempre affermato che l’uscita dall’euro di uno o più Paesi provocherebbe la disintegrazione dell'eurozona. Sarebbe il fallimento di un progetto storico di una Europa unita, e nessuno può auspicarlo. L’ipotesi di un’uscita dall’euro è senza dubbio stata brandita da certi membri del mio partito in modo tattico per far cambiare direzione alla posizione tedesca. Ma nel Pdl riteniamo tutti che questo sarebbe un disastro. Da parte mia ho solo detto che di fronte all’intransigenza sulla disciplina di bilancio e al rigore, che sono obiettivi importanti ma insufficienti se non si prendono come controparte misure sulla crescita, il problema di un’uscita dall’euro finirà per porsi inevitabilmente, almeno per salvare la forza produttiva del nostro Paese».

10-08-2012


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