Fini: da sinistra e premier niente riforme
Il presidente della Camera all’assemblea nazionale di Fli: centrosinistra in ritardo quanto il Cav. Sulla riforma della giustizia: valuteremo quando sarà presentata
«Il centrosinistra è in ritardo quanto Berlusco- ni» perché in Italia «siamo in presenza di uno scontro fra due grandi assetti conservatori nel senso più deteriore del termine» e cioè che non si vuole cambiare niente. A dirlo è Gianfranco Fini, presidente della Camera, nel corso della prima assemblea dei circoli di Fu- turo e Libertà.
Nel corso del suo intervento, il numero uno di Montecitorio, ha sottolineato come «l’essere alternativi all’attuale centrodestra non significa non essere alternativi a questa sinistra» che «in quest’ultimo periodo non è stata in grado di mettere in campo un’idea» che appassioni gli italiani. Quanto alla possibilità di un’intesa elettorale con il centrosinistra, Fini chiude ogni spiraglio: «Noi abbiamo in mente un altro centrodestra, l’ipotesi di una confluenza col centrosinistra è priva di senso».
Fini ha poi affrontato i temi di più stretta attualità politica, e sulla riforma della giustizia annunciata da Berlusconi dice: «Se e quando sarà presentata la valuteremo con attenzione. Vogliamo vedere i testi». Ma dal leader Fli arriva anche una riflessione sulla consistenza del proprio partito, che secondo molti commentatori prima o poi sparirà: «Un deputato in più o in meno non conta nulla. Non siamo in grado adesso di promettere ruoli di potere ma andiamo avanti con la convinzione di essere se non nel giusto, ma almeno comportarci come persone che ci credono. Ribadisco che le defezioni che ci sono state nel nostro partito sono dovute a un infingimento colossale, ad un’allucinazione collettiva, ad una provocazione in cui si vede quel che non c'è mai stato». E sulle fuoriuscite di alcuni parlamentari, Fini lapidario: «Se Adolfo Urso avesse preso la parola oggi sono sicuro che non ci sarebbe stato nessun tipo di distonia con quanto ha detto prima di me Italo Bocchino. Dopo il congresso - scandisce Fini - non si deve dedicare un solo minuto in più a chi c’era e a chi non c’è più. Quel che è avvenuto mi ha fatto pensare al romanzo di “Il giorno della civetta”, dove si dice che esistono uomini, ominicchi e quaquaraquà, ma quel che è stato è stato». |